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CARACALLA E MACRINO: IL TIRANNO E IL DEBOLE

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Settimio Severo, un africano, appartenente all'esercito del Danubio, divenne imperatore. Severo era un abile soldato. Disarmò i pretoriani, li bandì da Roma e li sostituì con cinquantamila legionari, che fungevano da guardia del corpo. La persona che egli mise al comando di questa guardia fu messa al suo fianco, con poteri legislativi, giudiziari e finanziari. Il Senato fu ridotto a una nullità. Dopo essersi assicurato la capitale, Severo condusse una campagna contro i Parti e fu vittorioso sui regni della Mesopotamia e dell'Arabia. Nel 203 fece erigere, a ricordo di queste vittorie, un magnifico arco, che si trova ancora alla testa del Foro a Roma. Morì a Eboracum (York), in Britannia, mentre si preparava a una campagna contro i Caledoni.
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Disegno da busto di Caracalla, Changson, deviantart.com
Disegno da busto di Caracalla, Changson, deviantart.com

Regno di Caracalla (211-217)

Settimio Severo aveva lasciato due figli, Bassiano, il maggiore, soprannominato Caracalla dal nome di una veste gallica che indossava spesso (lunga fino ai piedi e con un cappuccio) e che fece distribuire anche al popolo, e Geta; ad entrambi conferì l’impero nella successione, con pari diritti.

Caracalla era sembrato in gioventù un ragazzo sensibile, intelligente e compassionevole; arrivò a ristabilire i diritti delle città di Antiochia e Bisanzio, punite da suo padre per aver sostenuto Nigro nel 193. Ma diventando adulto, si trasformò da uomo di pace in un despota arrogante e ambizioso che odiava fratello e sognava di diventare Alessandro Magno.

Questa sorta di Riccardo III dell’Impero Romano, aveva già tentato di uccidere il genitore durante la campagna in Britannia. Ora che Settimio era morto sul serio, Caracalla si preoccupò di eliminare tutti i più stretti consiglieri dell’imperatore appena scomparso, nonché i medici di Severo, colpevoli di non averne accelerato la sua morte.

Caracalla e Geta abbandonarono la guerra in Britannia e tornarono a casa; i due fratelli, come dicevamo, si detestavano cordialmente. Il primo dei due, continuò la sua carriera criminale facendo assassinare anche la moglie Plautilla, che era figlia del favorito di suo padre, il prefetto del pretorio Fulvio Plautiano. Caracalla l’aveva già fatta esiliare in Sicilia anni prima.

Caracalla e Geta, Lawrence Alma-Tadema
Caracalla e Geta, Lawrence Alma-Tadema

Poi annunciò ai pretoriani che Geta aveva complottato contro di lui e lo fece a sua volta uccidere. Per farlo, dovette convincere la madre Giulia Domna a convocarlo nei suoi appartamenti, in modo che Geta fosse privo delle sue guardie del corpo. Due soldati si precipitarono su ordine di Caracalla e uccisero Geta tra le braccia della madre, tra le quali egli aveva cercato rifugio.

Caracalla costrinse Giulia a considerare l’omicidio come una liberazione. Dovette però calmare la rabbia dei soldati per l’accaduto, elargendo loro molto denaro e poi procedette all’uccisione di qualsiasi altro parente o membro della famiglia imperiale che potesse essere un suo potenziale rivale.

Una volta compratosi il favore dei
soldati, dunque, infierì contro i partigiani dell’ucciso; si dice che ne abbia fatti massacrare circa ventimila.

Geta morente tra le braccia della madre, Jacques-Augustin-Catherine Pajou
Geta morente tra le braccia della madre, Jacques-Augustin-Catherine Pajou

Regime di terrore

Ordinò poi a Papiniano, il celebre giurista, di comporre un’arringa pubblica in difesa del proprio fratricidio. Quando il grande avvocato si rifiutò, dicendo che “era più facile commettere un tale crimine che giustificarlo”, egli lo mise a morte. Nel periodo successivo, instaurò un regime di tipo terroristico contro la classe senatoria e migliaia di persone caddero vittime della sua rabbia insensata. 

Deficit per eccesso di spese militari

Sotto il suo regno, le spese per il mantenimento dell’esercito furono così esose, che in breve tempo egli esaurì le risorse finanziarie lasciategli dal padre e dovette arrivare ad adottare provvedimenti drastici, ma poco efficaci sul lungo termine: adulterò la moneta, condusse una intensa politica di espropri, applicò una pesante pressione fiscale che non mancò di scatenare diverse rivolte, soppresse tutte con ferocia. D’altronde la forma di potere assoluto e dittatoriale da lui instaurata, poteva reggersi solo finanziando riccamente l’esercito.

La Constitutio Antoniniana

Caracalla come faraone, Tempio di Kom Ombo.
Caracalla come faraone, Tempio di Kom Ombo.

L’unico atto politico di Caracalla di reale importanza fu la Constitutio Antoniniana (212) cioé il conferimento della cittadinanza a tutti gli abitanti liberi dell’impero, che aboliva il dualismo esistente tra Roma e le Provincie; anche se questo lo fece non tanto per dare loro un giusto privilegio, ma per poter riscuotere da essi alcune tasse speciali che solo i cittadini romani dovevano pagare; ad esempio raddoppiò subito la tassa sulla liberazione degli schiavi. Prima del regno di Caracalla erano solo particolari classi di sudditi, o gli abitanti di qualche città o provincia, che, come segno di speciale favore, erano stati di volta in volta ammessi ai diritti della cittadinanza.

Caracalla aveva un disperato bisogno di fondi per la paga dei soldati e per le elargizioni che faceva ai suoi amici e favoriti. Così cancellò l’esenzione dalle tasse sui lasciti per i cittadini romani. Poiché tutti erano ormai diventati cives, tutti erano obbligati a pagare questa imposta. Il sovrano stesso dichiarò: “Nessuno al mondo deve avere dei soldi tranne me, e voglio darli tutti ai soldati!”. Anche nell’esercito le cose cambiarono: poiché la cittadinanza era stata prima un requisito essenziale per diventare un legionario ed era prevista solo una ricompensa per gli ausiliari; ora invece l’esercito iniziò ad evolversi diventando una forza di milizie multietniche.

Con la Constitutio, l’intera popolazione dell’impero fu resa romana, almeno nei privilegi nominali. La città era diventata il mondo o, secondo un altro punto di vista, il mondo era diventato la città.  

L’Italia perdeva la sua posizione di privilegio, ma la legislazione romana veniva estesa a tutte le genti e si compiva la secolare missione di Roma di unire vinti e vincitori in un’unica nazione.

Caracalla come Commodo

Caracalla amava veder scorrere il sangue; adorava vedere gli spettacoli cruenti nell’arena e partecipava egli stesso ai giochi del Circo.  Costringeva quei poveracci dei senatori a sostenere le spese per fornire un gran numero di animali. Aveva case sparse un po’ dappertutto, dove poteva soggiornare quando ne aveva voglia, ma in realtà non ci mise mai piede.

Inoltre, girava con carri vestiti con i colori della fazione Blu e fece uccidere un auriga, un campione nella sua categoria, chiamato Euprepes, solo perché membro di una fazione rivale. Durante un viaggio in Gallia, Caracalla fece improvvisamente assassinare anche un governatore e abbiamo delle iscrizioni trovate in Britannia, con un nome che è stato cancellato, il che forse ci può far concludere che egli abbia ordinato l’esecuzione di un altro governatore anche in quella provincia.

Mandò a morte quattro delle Vestali con la motivazione che non erano più vergini, e lui poteva ben dirlo, visto che ne aveva di persona deflorata una.

Caracalla faceva il gradasso andando in giro con delle armi che lui diceva fossero appartenute ad Alessandro Magno, e giurò di essere egli stesso la reincarnazione del grande condottiero macedone, tanto da organizzare persino una forza di 16.000 macedoni organizzati in falange che erano al suo seguito. 

Le Terme di Caracalla

Le Terme di Caracalla a Roma
Le Terme di Caracalla a Roma

Le Terme di Caracalla, o Terme Antonine, erano le seconde terme più grandi della città di Roma. Il complesso idraulico fu realizzato tra gli anni 212 e 217, durante il regno degli imperatori Settimio Severo e Caracalla. Continuarono a funzionare fino alla Guerra Gotica nel 537, quando le forniture d’acqua furono interrotte e abbandonate, e la struttura fu successivamente in gran parte distrutta durante il terremoto dell’847. Oggi, le vaste rovine di queste terme sono un’importante attrazione turistica.

Benché siano state spogliate delle loro sculture e di altre ricchezze sin dall’inizio, si conservano ancora grandi frammenti di mosaici, alcuni dei quali corrispondenti al piano superiore dell’edificio, crollato. Molte delle gigantesche vasche di marmo, ricavate da un unico blocco, furono spostate nel centro di Roma per essere utilizzate come fontane. La scultura più famosa, il gruppo detto il Toro Farnese, è conservata oggi nel Museo Archeologico di Napoli così come anche L’Ercole Farnese proveniente anch’essa da questo sito. Attualmente i resti del complesso si trovano tra Viale Aventino, e Viale delle Terme di Caracalla.

Le terme sono servite da ispirazione per molti altri edifici importanti, tra cui le Terme di Diocleziano e la Basilica di Massenzio, entrambe sempre a Roma, l’originale Pennsylvania Station a New York (demolita nel 1963) e la Union Station di Chicago

 

Viaggi e guerre più o meno riuscite

Caracalla si recò di persona in molte zone dell’impero. Si dice che fossero stati il rimorso e la paura a farlo fuggire via dalla capitale e a vagare per le province più lontane. Io non credo che fosse un tipo che potesse avere dei rimorsi; la paura forse sì, ma i rimorsi, proprio… Ad Alessandria, a causa di alcuni commenti poco lusinghieri dei cittadini alla sua apparizione (in pratica ebbero la cattiva idea di sfotterlo perché si atteggiava a nuova incarnazione di Alessandro Magno), ordinò un massacro generale, e poi fece costruire un muro per tenere separati i sopravvissuti.

Questo imperatore si impegnò però molto nel rafforzare le difese sul fronte germanico. Nel 213, affrontò i barbari che avevano oltrepassato il Danubio, e sul Reno si scontrò con il nuovo popolo degli Alemanni. In Oriente tentò di rinnovare la guerra coi Parti, ma dopo alcuni successi iniziali di poco conto, fu costretto alla ritirata, fallendo miseramente l’impresa. Chiese addirittura al re partico Artabano la mano di sua figlia; al netto rifiuto di questi, Caracalla gli dichiarò guerra per poter così appunto attaccare i Parti, ma come abbiamo detto, senza successo.

Morte di Caracalla

Infine, dopo un regno di sei anni, durante una
seconda spedizione nell’Asia, in un angolo remoto della Siria, questo mostro al potere, fu ucciso per ordine di Macrino, prefetto del pretorio, che prese subito le redini dell’impero (217).

Settimio Severo e Caracalla, Jean-Baptiste Greuze,
Settimio Severo e Caracalla, Jean-Baptiste Greuze,

V. Macrino (217-218), un altro durato poco

Marco Opelio Macrino durò solo un paio di anni. Era originario di Cesarea in Mauretania, nell’Africa settentrionale; di origine umile, era riuscito però a farsi strada dal nulla, fino a raggiungere lo status di cavaliere. Era un avvocato di grande competenza, tanto che gli fu affidato il prestigioso incarico di procuratore, responsabile delle proprietà private di Caracalla. Macrino fu poi promosso prefetto della Guardia Pretoriana, un incarico che svolse così bene da avere sempre più o meno carta bianca.

Macrino raffigurato su di un aureo.
Macrino raffigurato su di un aureo.

Il medicante arabo…

Un indovino africano gli annunciò che Macrino e suo figlio, Diadumeniano, erano destinati a diventare imperatori. Macrino si preoccupò subito per questa profezia, perché se Caracalla ne fosse venuto a conoscenza, lo avrebbe fatto subito uccidere.

Così decise di giocare d’anticipo, e organizzò prontamente una congiura, quindi fece assassinare Caracalla durante la campagna in Oriente. Macrino fece apparire il tutto come un complotto solo dei soldati, senza alcun coinvolgimento da parte propria. Per sviare ancora di più i sospetti, fece divinizzare Caracalla.

Tutta questa storia somiglia vagamente alla trama del Macbeth di Shakespeare: le streghe che predicono al protagonista la corona (qui abbiamo invece un indovino); il protagonista che realizza egli stesso la predizione assassinando il legittimo re (qui invece Macrino nemmeno si sporca le mani; neppure per recuperare i pugnali come fa la moglie di Macbeth). Ed esattamente come nella tragedia shakespeariana, anche in questa vicenda, l’eroe (o meglio antieroe) va incontro alla sua inesorabile rovina.

Macrino assunse il nome di Severo come parte del proprio, e aggiunse Antonino a quello del figlio Diadumeniano, nominandolo erede designato. Macrino fu il primo imperatore di umili origini che non aveva mai fatto parte del Senato. Molti altri futuri imperatori non avranno un passato nobile o di prestigio, ma verranno tutti dal basso.

Un imperatore debole

La posizione di Macrino era tuttavia traballante. Dopo aver ucciso Caracalla, egli portò avanti la guerra contro i Parti, ma dopo aver perso due battaglie, dovette comprare vilmente la pace dai nemici, cedendo l’Armenia. In seguito si mostrò incapace anche di scegliere collaboratori adeguati: promosse un certo Adventus, una spia e delatore, prima al rango di senatore, poi a quello di console e infine persino a prefetto di Roma; il fatto è che Adventus era troppo vecchio, ormai cieco, e del tutto privo di esperienza per gestire l’amministrazione.

Macrino era anche appassionato degli spettacoli dei mimi e vi partecipava in un modo ritenuto non decoroso per un imperatore. Ostentava il lusso indossando spille e una cintura decorata con oro e gioielli. Ma tutte queste voci contro di lui in realtà erano soltanto un pretesto. Infatti, Giulia Mesa, una potente principessa siriaca – sorella di Giulia Domna, vedova di Settimio Severo, che si era suicidata dopo la morte di Caracalla – stava incitando una sollevazione militare contro il nuovo imperatore. 

“Il mio impero per un cavallo!”

Quando poi Macrino poi volle instaurare un programma militare che prevedeva il ripristino della  disciplina e la diminuizione della paga per i soldati, le già scarse simpatie dell’esercito nei suoi confronti, crollarono del tutto.

Fu deposto d’imperio, e allora Macrino si giocò il tutto per tutto e inviò alcune truppe per tentare di riprendersi il potere, ma quasi tutti i suoi soldati fecero i voltagabbana e lo abbandonarono. Nella battaglia che seguì, egli si vide tradito da altre milizie ancora. Ormai spacciato, Macrino e suo figlio fuggirono, ma furono ben presto catturati e trucidati.

Giulia Mesa riuscì a far proclamare imperatore il proprio nipote quattordicenne, il figlio di Giulia SoaemiaEliogabalo.

E vedrete che si passò ben presto dalla padella alla brace…

(Libero adattamento da “Ancient History, Greece and Rome” di Philip Van Ness Meyers, Toronto, 1901 e da Manuale di Storia Romana di G. Bragagliolo, 1896 con aggiunte e integrazioni)

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A Caracalla successe Macrino, che regnò solo un anno, e e questi fu a sua volta rimpiazzato da Eliogabalo (218), sacerdote del sole, un vero orientale, con poche virtù. Eliogabalo o Elagabalo (Varius Avitus Bassianus ) Imperatore romano di origine siriana, era nato ad Antiochia nel 204; regnò dal 218 al 222. Rimase famoso per le sue follie, le sue crudeltà e le sue dissolutezze. La sua fine fu come quella dei suoi predecessori. I pretoriani si ribellarono e lo uccisero.

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