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DIVINITÀ MINORI DI ROMA

Le Camene

Le Camene erano ninfe profetiche tenute in grande considerazione dagli antichi italici. Erano quattro, le più note delle quali si chiamavano Carmenta ed Egeria.

Carmenta fu celebrata come madre di Evandro, che guidò una colonia arcadica in Italia e fondò una città sul fiume Tevere, che in seguito fu incorporata nella stessa Roma. Si dice che Evandro sia stato il primo a introdurre in Italia l’arte e la civiltà greca e il culto delle divinità greche.

Sul Campidoglio fu eretto un tempio dedicato a Carmenta e l’11 gennaio si celebrava in suo onore una festa chiamata Carmentalia.

Si dice che Egeria abbia iniziato Numa Pompilio alle forme di culto religioso che egli introdusse tra il suo popolo. Era considerata la dispensatrice della vita e per questo veniva invocata dalle donne prima della nascita dei figli.

Le Camene sono spesso identificate dagli scrittori romani con le Muse.

La Camena Egeria

Il Genio

Tra i Romani esisteva la convinzione, confortante e rassicurante, che ogni individuo fosse accompagnato nella vita, dall’ora della nascita a quella della morte, da uno spirito protettore, chiamato genio (Genius), che lo spingeva a compiere azioni buone e nobili e agiva nei suoi confronti come un angelo custode, confortandolo nel dolore e guidandolo per tutta la sua esistenza terrena.

Nel corso del tempo si ritenne che esistesse anche un secondo genio, di natura malvagia, che, come istigatore di tutte le azioni sbagliate, era sempre in guerra con il genio benefico; e dall’esito del conflitto tra queste influenze antagoniste dipendeva il destino dell’individuo. I geni erano raffigurati come esseri alati, molto simili alle moderne rappresentazioni degli angeli custodi.

Testa di un genio venerato dai soldati romani
Testa di un genio venerato dai soldati romani

Ogni stato, città o paese (così come ogni uomo) possedeva il suo genio speciale. I sacrifici ai geni consistevano in vino, dolci e incenso, che venivano offerti loro in occasione dei compleanni.

Il genio che guidava una donna era chiamato, come la regina del cielo, Giunone.

Presso i Greci, gli esseri chiamati Daimon erano considerati come esercitanti funzioni simili a quelle dei geni romani. Si credeva che fossero gli spiriti della stirpe giusta esistita nell’Età dell’Oro, che vegliavano sull’umanità, portando le loro preghiere agli dèi e i doni degli dèi a loro.

Mani: Lemures, Larvae e Lares

I Manes erano gli spiriti dei defunti ed erano di due tipi: Lemures o Larvae e Lares.

I Lemures erano quei Manes che infestavano le loro precedenti dimore sulla terra come spiriti maligni, apparendo di notte sotto forme terribili e orrende, mettendo in grande allarme i loro amici e parenti. Erano così temuti che si celebrava una festa, chiamata Lemuralia, per propiziarli.

Appare estremamente probabile che le superstizioni relative ai fantasmi, alle case infestate, ecc. che esistono anche ai giorni nostri, debbano la loro origine a questa antichissima fonte pagana.

I Lares Familiares erano una concezione molto più positiva. Erano gli spiriti degli antenati di ogni famiglia, che dopo la morte esercitavano un potere protettivo sul benessere e la prosperità della famiglia stessa a cui erano appartenuti in vita. Il posto d’onore accanto al focolare era occupato dalla statua del Lar della casa, che si supponeva fosse il fondatore della stirpe.

Questa statua era oggetto di profonda venerazione e veniva onorata in tutte le occasioni da ogni membro della famiglia; le veniva servita una porzione di ogni pasto e si credeva che partecipasse attivamente a tutti gli affari familiari e agli eventi domestici, sia di natura triste che gioiosa.

Prima di partire per una questione importante, il padrone di casa salutava la statua del Lar e, al suo ritorno, offriva un solenne ringraziamento alla divinità che presiedeva il focolare e la casa, riconoscendo la sua protezione; quindi la statua veniva incoronata con ghirlande di fiori, che erano le offerte preferite dai Lares in tutte le occasioni di particolare gioia familiare.

Il primo atto di una sposa che entrava nella sua nuova dimora era quello di rendere omaggio al Lar, nella convinzione che avrebbe esercitato su di lei un’influenza protettiva e l’avrebbe messa al riparo dal male.

Oltre a quelli sopra citati, esistevano anche i Lar pubblici, che erano guardiani dello Stato, delle strade principali, della campagna e del mare. I loro templi erano sempre aperti per l’ingresso di qualsiasi devoto e sui loro altari venivano offerti sacrifici pubblici per il benessere dello Stato o della città.

Penati

Dipinto murario con dèi penati

I Penati erano divinità scelte da ogni famiglia, e spesso dai singoli membri, come protettori speciali. Varie ragioni portavano a questa scelta. Se, ad esempio, un bambino nasceva durante la festa di Vesta, si pensava che quella divinità avrebbe agito d’ora in poi come suo speciale custode.

Se un giovane possedeva un grande talento negli affari, adottava Mercurio come nume tutelare; se invece sviluppava una passione per la musica, Apollo veniva scelto come dio protettore, e così via.

Queste venivano considerati come le divinità speciali della casa, le loro piccole immagini adornavano i dintorni del focolare e venivano loro tributati onori simili a quelli dei Lares.

Così come esistevano i Lares pubblici, c’erano anche i Penati pubblici, venerati dal popolo romano sotto forma di due giovani guerrieri che, in tempi successivi, furono considerati identici a Castore e Polluce. Sono generalmente rappresentati a cavallo, con berretti conici sulla testa, di tipo frigio, e con lunghe lance in mano.

(Libera rielaborazione  e adattamento da E. M. Berens. “The Myths and Legends of Ancient Greece and Rome”, 1880)

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