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CRONOLOGIA GRECA

< – Nelle puntate precedenti:   Abbiamo illustrato per sommi capi la geografia della Grecia Antica descrivendone le varie regioni, alcune di esse esistenti ancora oggi: l’Acarnania, la Tessaglia e l’Epiro, per passare poi alla Beozia, l’Etolia, Focide e altre; fino ad arrivare in Attica e in Laconia, dove si trovavano come capitali le due poleis dette “gli occhi della Grecia”: Atene e Sparta.

Il periodo storico

Cronologia Universale

La civiltà greca si è sviluppata in tempi davvero molto lunghi.

L’inizio si può far risalire, in linea di massima, al primissimo sorgere dell’antica civiltà minoica, avvenuto a Creta intorno al 2800 a.C.. Con la sconfitta del Re macedone Perseo (figlio di Filippo V) da parte romani nel 168 a.C. si può considerare chiuso il periodo della storia civiltà ellenica (che viene sostanzialmente assorbito da quella dell’Antica Roma) anche se non mancheranno altri sovrani di stirpe greca che cercheranno di far rinascere l’antico sogno di Alessandro e di un nuovo impero ellenico, come ad esempio Mitridate VI, re del Ponto, ma saranno tentativi piuttosto effimeri).

Si tratta di un arco di tempo di più di 2.500 anni, ovvero mezzo millennio in più in rispetto al tempo trascorso tra la nascita di Gesù e l’era attuale (attraverso, ricordiamo, tutte le vicende dell’apogeo e caduta dell’Impero Romano, il Medioevo, il Rinascimento, l’Età del Barocco, l’Epoca dei lumi, la Restaurazione, l’Età Romantica, il Novecento, la Prima e la Seconda Guerra Mondiale e infine, l’Età Contemporanea.

La maggior parte degli studiosi e degli storici distinguono quindi anche la storia della civiltà greca in diverse fasi diverse.

Ma il ciclo di eventi che ha consegnato alla Storia e all’immaginario collettivo la Grecia come culla della nostra civiltà occidentale, è avvenuto tutto in un periodo relativamente limitato, poco più di mezzo millennio, tra il 900 e il 300 a.C.

Si può dire che se per la storia dell’Occidente il periodo trascorso tra il 1914 e il 1991 è stato definito “Il Secolo Breve” (Titolo di un celeberrimo saggio dello storico britannico Eric Hobsbawm), dovremmo forse fare un’operazione simile considerando questi 600 anni circa della storia dell’antica Ellade, e definirli quasi “Il millennio breve” della Grecia; poiché la cesura storica, introdotta possiamo dire con un processo che ha un primo culmine con le guerre persiane per svilupparsi poi ininterrottamente (anche se non mancheranno eventi funesti come la Guerra del Peloponneso, la vera Prima guerra mondiale) fino al tramonto dei regni ellenistici, è stata una svolta radicale quanto quella provocata dallo scoppio appunto della Prima Guerra Mondiale.

In questo, tutto sommato breve lasso di tempo, c’è stata l’era di Omero, la nascita delle poleis (le città-stato), i primi pensatori che tentano di dare una spiegazione scientifica dei fenomeni naturali (come Democrito, che pensa già la materia in termini di “atomi” in un’epoca in cui ancora si sentiva l’eccezionalità della scoperta del fuoco e non si aveva neppure la più pallida idea di cosa potesse essere un reattore nucleare o che fosse anche solo possibile realizzare una cosa del genere); assistiamo poi all’epoca delle gloriose guerre persiane (con i suoi eroi: Milziade, l’eroe di Maratona; Leonida, lo spartano con i suoi 300 valorosi e Temistocle, l’ateniese, generale della flotta di Salamina), e poi l’età d’oro di Pericle, l’ineguagliabile e splendida stagione della grande tragedia attica, Fidia e la costruzione del Partenone, i sofisti, la Guerra del Peloponneso, Alcibiade e la spedizione ateniese in Sicilia, la grande vicenda di Socrate, campione della libertà di pensiero, le speculazioni filosofiche di Platone e Aristotele, l’ascesa di Tebe con i grandi generali Pelopida ed Epaminonda, e ultimo ma non ultimo, avvenne anche l’evento forse più grande di tutti (una chiusura col botto, diremmo noi oggi): la sfolgorante e incredibile impresa di Alessandro Magno attraverso la Persia e fino all’India…e scusate se è poco!

A.C. D.C. A.D. E.C. o E.V.?

Se quando leggete i fatti della storia greca o di quella romana, e vi trovate davanti alle abbreviazioni a.C. e d. C., in quel momento vi viene in mente subito una storica band hard rock australiana o pensate alla sigla anglosassone usata per designare la corrente alternata e quella continua (abbreviazione dalla quale il già citato gruppo musicale deriva infatti il suo nome), beh allora vi debbo dare un piccolo dispiacere: siete totalmente fuori strada.

Quando si parla del mondo antico, tutte le date sono di solito seguite dal suffisso a.C., che significa “avanti Cristo” o d.C. che…indovinate un po’? Bravi! Significa “dopo Cristo”.

La battaglia di Maratona, ad esempio, è avvenuta nel 490 a.C.; cioè 490 anni prima della nascita di Gesù Cristo (o meglio, prima della data che si suppone coincida con l’anno della sua nascita, vedremo presto infatti che Gesù in realtà non nacque in quel periodo).

La datazione di parte della storia antica è una sorta di conto alla rovescia; infatti le date si contano all’indietro, decrescendo man mano che ci si avvicina all’anno Uno, quello della cosiddetta era cristiana (anche se i romani e quasi tutti nel mondo antico, per i primi secoli, non sapevano neppure di vivere in un’epoca che stava accadendo appunto “dopo Cristo”)

Così, sempre per fare un esempio,  se la battaglia di Maratona è avvenuta, come abbiamo detto, nel 490 a.C., significa che l’anno che seguì immediatamente questo evento non fu per gli storici il 491 ma il 489 a.C.

A volte, leggendo alcuni testi di storia tardo antica ad esempio o dei primi secoli del Medioevo, vi può capitare di trovare invece dopo una data, la sigla a.D., che una parte di storici (non grande in verità e prevalentemente di area anglosassone) utilizza anche per parlare della storia antica in generale, pure in un contesto i cui si sono trattati i secoli a.C. mantenendo per questi la normale dicitura.

Anche qui se pensate che significhi “Amministratore delegato”, siete ugualmente fuori strada.

A.D. è un’abbreviazione delle due parole in latino “Anno Domini” (anno del Signore), e significa che il fatto trattato è avvenuto  in un certo Anno Domini dopo la nascita di Gesù. (si parte dallo AD 1, non esiste un anno zero).

Ad esempio, un testo storico potrebbe scrivere che la nascita di Pericle è avvenuta nel 495 a.C. (quindi Avanti Cristo) ma invece potrebbe riferirsi alla spaventosa eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei indicandola tanto come avvenuta nel 79 d.C., quanto come accaduta nell’A.D. 79. In entrambi i casi significa che l’evento è avvenuto 79 anni dopo la nascita di Cristo o nell’Anno Domini 79 dalla sua nascita.

Le date A.D. (come le d.C.) si contano ad incremento progressivo, come si fa normalmente con tutte le date. Non c’è nessun countdown.

Semplice no? Certo! Anche troppo! Per questo c’è chi ha pensato bene di complicare un poco le cose

A volte può capitare di leggere un libro o visitare un sito web sul mondo antico (a me, ad esempio è capitato imbattendomi in alcune didascalie che accompagnano delle foto sul database fotografico web Alamy, mentre cercavo immagini sui reperti archeologici del mondo antico), di leggere le date seguite dalle sigle E. V., E.C., a.e.v. o A.E.V., p.e.v. o P.E.V, a.e.c. o A.E.C.

Sono tutte diciture alternative alle sigle a.C. e d.C., e significano rispettivamente “Era Volgare” – dal latino: aera vulgaris (e.v.), “Era Comune” (e.c. o EC), “Avanti Era Volgare” (a.e.v.), “Prima dell’Era Volgare” (p.e.v.) e “Avanti Era Comune (a.e.c. o AEC) (note anche come “Prima dell’Era Cristiana” o “Era Cristiana”).

Questa convenzione si pensa sia nata in modo dal non costringere i lettori, magari di diversa fede, a collegare gli eventi in riferimento ad un evento, la nascita appunto di Gesù, che non ha in realtà lo stesso valore per tutte le numerose religioni che esistono sul pianeta (e anche tenendo conto delle posizioni laiche o atee). Dunque utilizzando un sistema di abbreviazioni per rappresentare le date in questione senza prendere in considerazione appunto Cristo.

In realtà (a parte che queste diciture continuano comunque a riferirsi a quella che tradizionalmente è indicata come la data di nascita di Gesù) sembra che il primo ideatore di queste abbreviazioni alternative sia stato l’astronomo Giovanni Keplero, e questo per ovviare al fatto che ormai ci si era resi conto che il monaco medievale Dionigi il Piccolo, – il quale per primo collocò la data di nascita di Gesù nell’anno 753 dalla fondazione di Roma e introdusse l’uso di contare gli anni a partire proprio da questa data (l’anno Domini, appunto) – aveva in verità sbagliato i calcoli, e dunque fosse più corretto parlare di un’era misurata ormai in base all’uso “comune”, piuttosto che in base alla nascita di Cristo.

Qui noi abbiamo deciso di usare le abbreviazioni a.C. e d.C. che sono anche quelle universalmente più note, sono le più impiegate (e da moltissimo tempo), generano meno confusioni e, considerando che si tratta di convenzioni ormai “di uso comune”, non crediamo che possano offendere la sensibilità né di chi appartenga ad altre religioni né di chi non sia religioso affatto.

D’altronde gli antichi greci erano tutti non cristiani, eppure non sembra si siano mai lamentati di vedersi per secoli tutti collocati (compreso Alessandro Magno) in un’epoca avvenuta “Prima di Cristo”.

Ricordatevi poi ancora che se leggete un testo di storia antica in lingua inglese, a.C. non significherà “avanti Cristo” ma anzi, esattamente l’opposto (“after Christ”), mentre i secoli precedenti saranno designati come b.C. (“before Christ”) e questo vale anche se si utilizzano le abbreviazioni alternative (BCE e CE, che significheranno rispettivamente “Before the Common Era” e “Common Era”). Non ringraziatemi perché vi ho detto tutto questo solo per provare il piacere perverso di confondervi ancora di più le idee.

Una cosa che non c’entra assolutamente niente: B.C. è anche una serie di strisce a fumetti umoristiche creata dall’americano Johnny Hart, che ha come oggetto la parodia della vita nella Preistoria (un po’ come gli Antenati o meglio i Flintstones). Ricordo le pubblicava il giornale che comprava mio padre, quando ero bambino, ed erano le uniche cose che io mi andavo a leggere quando lui aveva finito. Il fatto che siano ambientate nella Preistoria, giustifica il titolo di queste vignette (“Before Christ” appunto).

Le datazione degli antichi greci

Ok, credevate che tutta la faccenda delle sigle apposte dopo le date fosse complicata, barbosa e avete tirato un bel sospiro di sollievo quando (o se) avete terminato di leggerla?

Bene! Perché sappiate che tutta quella roba, a confronto di quella che di cui vi sto per parlare adesso, è in realtà acqua fresca!

È ora che il gioco si fa duro e i duri cominciano a giocare, perché è adesso che vi illuminerò sul sistema di datazione che utilizzavano gli antichi!

E voglio vedere chi di voi resiste! Chi non sbadiglia, chi non guarda lo smartphone alla ricerca disperata di messaggi su WhatsApp (tranquilli, quando vi serve averli, non arrivano mai), chi non si mette a sbirciare Instagram per vedere la nuova storia di quella tale Influencer, chi non si addormenta, chi non gli fuma il cervello, insomma, chi riesce a sopportare tutto come un vero spartano! Fino alla fine!

Cominciamo? “NOOOO”, direte voi tutti in coro. Ok, ricevuto. Siete pronti. Dunque, cominciamo!

Il problema della Cronologia è uno dei più difficili da affrontare nello studio della storia antica. Se si sta considerando Il Medioevo e L’età Moderna, risulta relativamente facile datare un evento.

Ma questo vale anche per l’antichità? La domanda che sorge allora è: l’umanità, fino ad oggi come ha datato gli eventi?

Per affrontare questo problema sono stati elaborati due tipi di cronologia:

    • La cronologia relativa: Individua i dati storici in relazione gli uni con gli altri. Fare questo non è troppo difficile se si ha l’opportunità di accedere a materiale archeologico o la possibilità di effettuare scavi.
    • La cronologia assoluta : Risolve il problema assumendo un punto di riferimento universalmente noto.

Si tratta di una variazione della cronologia relativa, ma non si deve però pensare che sia necessariamente più precisa di quest’ultima. Si deve passare a seconda dei casi dall’una all’altra.

La difficoltà autentica consiste proprio nel passare da una cronologia relativa a una cronologia assoluta nel collocare i dati storici rispetto a una scala temporale.
Come contare gli anni? Siamo abituati al calcolo continuo, il che significa che abbiamo un punto fisso da cui contare. Abbiamo visto che noi occidentali, fino ai nostri giorni, ci siamo basati sull’evento della nascita di Cristo.
Ma nell’antichità e in parte anche nel Medioevo, i calcoli erano totalmente diversi, per esempio:

    • i Bizantini contavano gli anni dalla creazione del mondo, che, facendo un calcolo di conversione al nostro sistema di datazione, collocavano in una data che compresa tra il 1 settembre 5.509 a.C. e il 31 agosto 5.508 a.C.
    • Alcuni storici romani utilizzavano la datazione partendo dalla fondazione della Città di Roma (Ab urbe condita, è questo il metodo che utilizza lo storico latino Tito Livio, nell’opera che porta proprio questo nome).
    • Nell’Antico Egitto si prendeva come riferimento il periodo di regno di un Faraone.
    • I romani contavano gli anni in base alla datazione consolare.  Ogni anno veniva indicato con il nome dei due consules ordinarii che entravano in carica il 2 gennaio. Successivamente gli anni furono indicati in base al periodo di regno di un imperatore in carica in quel momento; questo ad esempio è il metodo che utilizza lo storico latino Tacito nella sua opera Annales, che erano appunto una narrazione annalistica fatta partire “Ab excessu divi Augusti”, cioè dalla morte dell’imperatore Augusto.
    • Altri sistemi erano l’indicazione ciclica, cioè sulla base di un evento che si verificava a intervalli regolari, ad esempio la riscossione delle tasse agricole (anche se di solito la gente preferisce dimenticare gli oneri fiscali e non addirittura utilizzarli come riferimento temporale).

Se si dispone di un elenco (di faraoni, di consoli, imperatori, re, ecc.) diventa facile datare un evento, e i Romani avevano appunto le liste dei consoli, che non sempre purtroppo sono alla portata degli storici e archeologi contemporanei (anche lo storico greco Diodoro Siculo ci ha tramandato la lista completa degli arconti per il periodo dal 480 al 302 a.C.). La difficoltà sta dunque nella conversione che ci permette di trasporre le date dei diversi calendari in quelle del nostro. E i greci?

I greci ovviamente non datavano gli eventi facendo riferimento alla nascita di Cristo o all’Era Volgare o a quella Comune, e inoltre non numeravano neppure gli anni, se non per definire un periodo trascorso dall’ultima Olimpiade o per indicare quanto tempo fosse trascorso da un certo evento importante di riferimento (ad esempio dalla battaglia di Maratona).

In generale in tutto il mondo antico (e non solo), come abbiamo appena visto, si usavano, per orientarsi nella cronologia, le liste dei regnanti o sacerdoti.

Ad esempio i greci datavano a volte seguendo gli elenchi di successione degli arconti ad Atene, degli efori a Sparta, della sacerdotessa di Hera ad Argo, dello stefaneforo a Mileto e in varie altre città della Ionia e della Caria (Chi erano gli efori e gli stefanefori? Tranquilli, poi li spiegheremo). Già lo storico greco Tucidide però, denunciava la confusione cui portava questo metodo, e se era confuso lui che era più o meno contemporaneo ai fatti che narrava, figuriamoci noialtri!

Un altro sistema, come abbiamo già accennato, era datare un periodo in base alla distanza temporale che lo separasse da un grande evento storico, ad esempio il matematico greco Eratostene calcolò la data della caduta di Troia fissandola in quello che per noi è all’incirca l’anno 1184 a.C., e su questa base elaborò la sua cronologia dei fatti successivi .

Un altro metodo, molto comune, anche questo già citato prima, era la datazione in base ai Giochi Olimpici, visto che erano un evento davvero collettivo e la cronologia legata ad esso poteva essere compresa da tutti; quindi, ad esempio Diogene Laerzio, il celebre biografo dei grandi filosofi dell’antichità, colloca al III° anno dalla 46a Olimpiade l’arcontato e le riforme di Solone (poi spiegheremo anche chi erano gli arconti).

Insomma a volte ricostruire la storia antica può essere complicato, appunto perché non c’era un unico criterio di datazione.

Stabilire la cronologia

Bene, vi siete annoiati abbastanza? Avete avuto difficoltà a tenere la palpebra aperta? Avete resistito all’inesorabile sbadiglio? Siete grandi! Bravi! Wow! Sono davvero fiero di voi!

È stata dura eh? Ma voi avete la pellaccia dura, e chi vi ammazza.!

È dunque con grande gioia che finalmente vi posso dire che cominciamo ora una parte che è anche più barbosa di quella che abbiamo già trattato.

Il silenzio spettrale dal quale mi sento avvolto, mi convince che vi ho annientato fino al mutismo suscitato dallo stupore e dal terrore.

Ottimo! Mentre restate ancora impietriti per un po’, io ne potrei approfittare per delineare i principi che sono alla base della cronologia greca.

Sù, sù! Un po’ di coraggio! Un pizzico di orgoglio! Liberatevi mano a mano dello stato catatonico in cui siete sprofondati e andiamo a cominciare!

Quella che segue è una breve cronologia di tutta la storia dell’antica Grecia.

A dire il vero, non siamo proprio sicuri che gli antichi greci, se avessero conosciuto il modo in cui oggi suddividiamo e ordiniamo gli eventi della loro storia, sarebbero stati molto d’accordo o se la cosa comunque gli sarebbe piaciuta.

Gli elleni dell’antichità vedevano le cose da un punto di vista completamente diverso dal nostro, anche per quel che riguarda la storiografia (e figuriamoci poi se si tratta della loro stessa storia!)

Ma noi abbiamo il vantaggio che loro ormai non ci sono più e non possono lamentarsi di quel che facciamo con gli eventi avvenuti nella loro epoca. Non possono inviarci delle diffide e neppure citarci in tribunale, per cui, possiamo tranquillamente seguire la datazione e la suddivisione degli eventi adottata dalla maggior parte degli studiosi.

  • L’età eneolitica e quella del bronzo bronzo: 2500–1100 a.C.
    Questo periodo è il più antico della storia greca. In questi secoli apparve sull’isola di Creta  la prima civiltà europea, che divenne nota come civiltà minoica. Il nome deriva dal leggendario re Minosse e coincide con l’età del rame estendendosi attraverso l’età del bronzo.
    Fu un periodo pieno di eventi davvero strani e meravigliosi, in cui tutto sembra quasi un universo ancora avvolto nel mito, nella leggenda e nel mistero, molto lontano dai nostri canoni moderni.
    Mentre fioriva la civiltà minoica, la Grecia continentale, in particolare la penisola balcanica, fu invasa da popolazioni di stirpe indoeuropea, e una di queste, gli Achei, si spinse fino al Peloponneso per poi avanzare fino alle isole dell’Egeo, ricevendo influenze minoiche e creando – loro che all’inizio erano una stirpe ancora legata all’età della Pietra – una nuova civiltà.
    Gli storici chiamano questa cultura “micenea” nome derivato dalla città di Micene. Intorno al 1400 a.C. Creta fu sconvolta da un qualche cataclisma (forse l’eruzione minoica avvenuta sull’isola di Thera  – attuale Santorini, poco distante da Creta) o più probabilmente cadde sotto la conquista di qualche popolo; il periodo minoico finì e tutta la popolazione si disperse.
    Una parte dei Cretesi fuggiti, possono forse essere identificati con i Filistei, sbarcati, insieme ai “popoli del mare”, sulle coste della Palestina.
  • Il Medioevo ellenico: 1200–800 a.C. La cosidetta “età buia” a seguito dell’invasione della popolo dei Dori, ancor più primitivi degli Achei.
    È considerata una sorta di Medioevo non solo perché scomparvero il commercio, i gioielli, gli oggetti di lusso, le armi cesellate, ma anche perché si perse l’uso della scrittura e quindi, in mancanza di documenti scritti, gli storici possono ricostruire ben poco dei fatti accaduti in questo periodo. Insomma, brancolano proprio “nel buio”.
    Tuttavia fu anche un periodo di grandi migrazioni dalla Grecia continentale, per via della crisi agraria, e quindi, dopo la fine dell’età del bronzo, vennero fondate nuove città in tutto il Mediterraneo, ponendo le basi per una nuova civiltà .
  • Grecia antica: 900–490 a.C. Questo è il periodo in cui la civiltà greca iniziò davvero a fiorire.
    Le centinaia di comunità e le colonie che erano state fondate durante i secoli bui, si espansero in nuove società che divennero note come città-stato (la polis, al singolare, le poleis al plurale) con le loro diverse forme di governo.
    La più eminente fu la polis di Atene che adottò il sistema democratico.
    Le nuove poleis vennero poi minacciate dal vicino e immenso impero persiano, che lanciò una serie di attacchi contro di esse per sottometterle.
  •  Il periodo classico: 490-350 a.C. Dopo aver vinto i Persiani, gli Ateniesi iniziarono ad ampliare la loro influenza e presto crearono una sorta di vero e proprio impero.
    Fu un periodo di grande ricchezza che ha reso possibile la fioritura di parte di quella meravigliosa arte e cultura per cui l’antica Grecia è famosa ancora oggi. Il dominio di Atene terminò con la sua sconfitta nella guerra del Peloponneso ed iniziò quello di Sparta, vincitrice.
    Atene perse la sua influenza, come poi la perderà col tempo la stessa Sparta, cui seguirà l’effimera supremazia di Tebe, e seguirà poi un lungo periodo di piccole guerre tra le poleis con nessun vero vincitore.
  • Il periodo ellenistico: 350-150 a.C. Approfittando di questa confusione e relativa debolezza generale, Il popolo macedone, sotto la guida del re Filippo II, riuscì man mano a conquistare la Grecia intera.
    A Filippo poi successe il figlio, Alessandro, detto Magno cioè il Grande (in realtà così lo chiamarono i romani, perché per i greci lui era pur sempre Alessandro il grande, ma nella loro lingua il suo nome suonava come Μέγας λέξανδρος, Mégas Aléxandros), che invase la Persia, conquistandone l’impero e arrivando, con le sue imprese successive, fino in India.
    Alla morte di Alessandro, scomparso senza lasciare un vero erede, l’impero macedone fu diviso in territori autonomi governati dai suoi generali, i diadochi.
  • Questi regni, chiamati Ellenistici, furono tutti conquistati poi dai romani (ad eccezione del regno dei Parti) intorno alla metà del II secolo a.C., e la storia della civiltà greca divenne parte integrante di quella dell’ultimo periodo della Repubblica e poi dell’Impero di Roma e dunque non si parlerà più, da questo momento in poi, di una Storia dell’Antica Grecia.

In estrema sintesi, la storia della Grecia Antica si può suddividere in due importanti tronconi: la Grecia prima del Vº secolo e la Grecia classica o l’età d’oro della Grecia antica (Vº e IVº secolo).

 Nel prossimo episodio – > :   Impareremo a conoscere un po’ meglio la lingua greca antica con le sue diverse ramificazioni dialettali e poetiche. La seguiremo sin dalle sue origini, probabilmente derivate dal Fenicio, ne seguiremo l’evoluzione fino alla sua trasformazione in lingua comune, detta Koiné, in epoca ellenistica, che passerà poi al mondo bizantino e da lì, arriverà fino all’età moderna

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