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LA CONQUISTA DELLA GALLIA

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Nel 70 a.C. furono eletti consoli Crasso, popolare per la sua vittoria su Spartaco e i suoi schiavi (71 a.C.), e Pompeo, che aveva eliminato Sertorio in Spagna. Giulio Cesare si fece un nome come avvocato audace citando in giudizio un console quando questi lasciò la carica. Cesare e Crasso si schierarono politicamente dalla parte dei populares, oppositori dell'aristocrazia senatoria conservatrice e ambiziosi demagoghi, mentre Pompeo, inizialmente schierato con gli optimates, passò ai populares. In seguito questi, nel 52 a.C., tornò tra gli Optimates. Pompeo si coprì di gloria nelle sue campagne contro i pirati cilici e contro Mitridate VI tra il 67 e il 63 a.C., mentre Cesare fu eletto nel 63 a.C. pontifex maximus grazie a una campagna finanziata da Crasso.
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Le conquiste di Cesare in Gallia e in Britannia (58-51 a.C.)

Alla fine del suo consolato, a Cesare venne assegnata l’amministrazione delle province della Gallia cisalpina e transalpina. Aveva già in mente tutta una serie di di piani ed idee per la conquista del potere supremo.

Illustrazione di The Creative Assembly / SEGA
Illustrazione di The Creative Assembly / SEGA

Al di là delle Alpi le tribù galliche e germaniche erano sempre in irrequieto movimento. Egli vedeva in quelle zone un grande campo per le sue imprese militari, che avrebbero dovuto fargli guadagnare quella gloria e quel prestigio che erano già stati conquistati altrove, e che ora venivano però goduti da Pompeo.

Con questo risultato e con un esercito di veterani dedito ai suoi interessi, Cesare poteva sperare di raggiungere facilmente quella posizione di capo supremo verso cui la sua ambizione lo spingeva.

Nella primavera del 58 a.C., un’allarmante notizia proveniente da Oltralpe spinse Cesare ad affrettarsi da Roma verso la Gallia transalpina. Iniziò così una serie di otto brillanti campagne contro le varie tribù della Gallia, della Germania e della Britannia. Nei suoi mirabili “Commentarii”, lo stesso Cesare ci ha lasciato un resoconto fedele e vivo di tutte le memorabili marce, battaglie e assedi che riempirono gli anni tra il 58 e il 51 a.C.

Gli Elvezi

Le campagne in Gallia di Cesare
Le campagne in Gallia di Cesare

La prima campagna di Cesare dopo il suo arrivo in Gallia fu diretta contro gli Elvezi. Questo popolo, trovandosi troppo sacrificato nel suo territorio angusto, stretto tra le Alpi e i monti del Giura, aveva deciso di cercare campi più ampi nei territori gallici al di là del Rodano. Ignorando gli ordini di Cesare, l’intera nazione, che contava 368.000 anime con i suoi alleati, lasciò le sue vecchie case e iniziò la sua marcia verso ovest. In una grande battaglia Cesare sconfisse completamente i barbari e li costrinse a tornare nelle loro vecchie casa tra le montagne, ora abbastanza grandi per i sopravvissuti, dato che appena un terzo di quelli che erano partiti era riuscito a fare ritorno.

Ariovisto e i Suebi

Cesare sconfisse poi i Suebi, una tribù germanica che, sotto il grande capo Ariovisto, aveva attraversato il fiume Reno e cercava insediamenti in Gallia. Costoro furono costretti a tornare oltre il Reno nelle loro foreste d’origine.

I due anni successivi a questa campagna furono impiegati per sottomettere le diverse tribù della Gallia settentrionale e occidentale e per sistemare l’amministrazione del Paese. Nella guerra con i Veneti si combatté la prima storica battaglia navale sulle acque dell’Atlantico.

Gli episodi principali delle Guerre in Gallia

Le operazioni militari riassunte di seguito mostrano i continui spostamenti delle legioni di Cesare, ma anche le continue rivolte dei popoli gallici, soprattutto dei Belgi, durante i primi anni di guerra.

  • Nel 57 a.C., Cesare combatté i Belgi ribelli e li sconfisse. Uno dei suoi luogotenenti sottomise l’Armorica.
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  • Nel 56 a.C., Cesare interviene in Belgio dove le tribù si sono nuovamente ribellate. Uno dei suoi luogotenenti ridusse all’obbedienza i Galli d’Aquitania.
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  • Nel 55 a.C., Cesare si trovava in Belgio per reprimere nuove rivolte e fece un’incursione in Germania per intimidire le popolazioni e scoraggiare un loro possibile intervento in Gallia. Per lo stesso scopo, effettuò anche una ricognizione militare nelle isole britanniche.
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  • Nel 54 a.C., Cesare intraprese una seconda spedizione nelle isole britanniche. Molte tribù belghe si ribellarono nuovamente, in particolare gli Eburoni sotto Ambiorige. Cesare riuscì a evitare una rivolta generale in Gallia convocando i capi gallici a Lutezia.
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  • Nel 53 a.C., Cesare combatté soprattutto contro Ambiorige, capo degli Eburoni, che si era insediato nelle foreste delle Ardenne dove conduceva una guerriglia. Per ridurre definitivamente la resistenza dei Belgi, Cesare fece intervenire tribù galliche alleate dei Romani e tribù germaniche. Li autorizzò a devastare il territorio degli Eburoni nella bassa valle della Mosa. Poi Cesare tornò in Italia per opporsi a Pompeo nella conquista del potere a Roma.
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  • Nel 52 a.C., quasi tutte le tribù galliche che vivevano in quella che ai tempi di Cesare si chiamava Gallia Celtica (tra la Senna, il Rodano, la Garonna e l’Oceano Atlantico) si sollevarono. I Galli ribelli scelsero Vercingetorige degli Arverni come loro capo. Per ostacolare i movimenti delle legioni romane, i Galli praticarono una tattica della “terra bruciata”. Tornato immediatamente dall’Italia e intraprendendo una guerra in pieno inverno, Cesare si impadronì di Avarico, una città gallica molto importante, lasciando che venisse saccheggiata e distrutta. Ma a maggio Cesare non riuscì a far sloggiare Vercingetorige dall’oppidum di Gergovia, in Alvernia. La situazione dei Romani divenne difficile quando la potente tribù gallica degli Edui ruppe l’alleanza con Roma. Tuttavia, Cesare approfittò delle divisioni tra i Galli e, grazie al contributo dei cavalieri germanici, riuscì a distruggere la cavalleria gallica. Vercingetorige si ritirò nell’oppidum di Alesia, dove Cesare iniziò un assedio. A settembre, dopo sei settimane di combattimenti accaniti, Vercingetorige si arrese. I difensori di Alesia furono fatti prigionieri e venduti come schiavi. Poi le altre tribù ribelli furono ridotte all’obbedienza.
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  • I Cadurchi di Quercy, trincerati nell’oppidum di Uxellodunum Uxelloduno, capitolarono nel 51 a.C.. La guerra gallica era finita.
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  • La guerra costò cara alla Gallia. Le stime parlano di un milione di Galli morti e di altrettanti venduti come schiavi al di fuori della Gallia. Il paese perde la sua indipendenza e diventa una provincia dell’Impero romano: la Gallia romana. Cesare ottenne la gloria militare e la ricchezza che cercava. Divenne una minaccia per il Senato romano e per Pompeo. Con un esercito addestrato di soldati fedeli a sua disposizione, Cesare intraprese poi una guerra civile dalla quale uscì vittorioso.
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  • Cesare tenne Vercingetorige prigioniero nel carcere di Mamertino a Roma e lo fece giustiziare, probabilmente per strangolamento.

La Britannia

Sbarco dei Romani sulla costa del Kent (Cassell's History of England, Vol. I)
Sbarco dei Romani sulla costa del Kent (Cassell’s History of England, Vol. I)

L’anno 55 a.C. segnò due grandi conquiste. All’inizio della primavera di quest’anno Cesare costruì un ponte sul Reno e guidò le sue legioni contro i Germani nei loro boschi e nelle loro paludi. Nell’autunno dello stesso anno attraversò, per mezzo di navi costruite in fretta, il canale che separa il continente dalla Britannia e, dopo aver mantenuto un punto d’appoggio sull’isola per due settimane, ritirò le sue legioni in Gallia per l’inverno. La stagione successiva egli compì un’altra invasione della Britannia, ma, dopo alcuni incontri con i feroci barbari, riattraversò la terraferma, senza aver stabilito alcuna guarnigione permanente nell’isola. Passarono quasi cento anni prima che gli indigeni della Britannia venissero nuovamente attaccati dai Romani.

Vercingetorige e la rivolta della Gallia

Nell’anno 52 a.C., mentre Cesare era assente in Italia, si verificò una rivolta generale tra le tribù galliche. Fu un’ultima disperata lotta per recuperare l’indipendenza perduta. Vercingetorige, capo degli Arverni, fu il leader dell’insurrezione. Per un certo periodo sembrò che i Romani avrebbero potuti essere cacciati dal Paese. Ma la prontezza e il genio di Cesare salvarono la provincia alla Repubblica. Vercingetorige e 80.000 dei suoi guerrieri furono chiusi in assedio ad Alesia e infine ridotti alla sottomissione per fame. Tutta la Gallia fu così rapidamente riconquistata e pacificata.

Vercingetorige si arrende a Giulio Cesare. Dipinto di Lionel Royer. 1899. Museo Crozatier, Puy-en-Velay
Vercingetorige si arrende a Giulio Cesare. Dipinto di Lionel Royer. 1899. Museo Crozatier, Puy-en-Velay
Dettaglio della statua dedicata a Vercingetorige ad Alesia (Alise-Sainte-Reine)
Dettaglio della statua dedicata a Vercingetorige ad Alesia (Alise-Sainte-Reine)

Vercingetorige, generale e uomo di stato gallico, primo eroe nazionale francese e, prima di Giovanna D’Arco, campione dell’indipendenza della Francia, nacque nella terra degli Averni, intorno al 72 a.C. Giovane, eloquente, audace, proveniente da una potente famiglia di Arvernii, fu proclamato, nel 52, capo della coalizione dei popoli gallici contro Cesare. Difese con successo Gergovia; ottenne dai confederati il consenso alla decisione di devastare il paese per affamare l’esercito romano, ma fu a sua volta assediato da Cesare ad Alesia. Un esercito gallico venuto in suo soccorso non riuscì a liberarlo, così si arrese al suo conquistatore. Portato a Roma, fu giustiziato dopo sei anni di prigionia, dopo aver sfilato in catene durante il trionfo di Cesare. – Due statue di notevole fattura sono state erette a Vercingetorige in territorio francese: una di Aumè Millet, si trova sull’altopiano di Alise-Sainte-Queine sulla Cote-d’Or; l’altra, dovuta a Bartholdi, una statua equestre, si trova a Clermont-Ferrand. Tra i dipinti, citiamo quello di Henri Moite, che rappresenta Vercingetorige che si arrende a Cesare.

Nelle sue campagne in Gallia, Cesare aveva sottomesso 300 tribù, conquistato 800 città e ucciso 1.000.000 di barbari – un terzo dell’intera popolazione del Paese. Un altro terzo era stato fatto prigioniero. Queste vittorie suscitarono un grande entusiasmo a Roma. “Che le Alpi sprofondino”, esclamò Cicerone: “gli dei le avevano innalzate per riparare l’Italia dai barbari; ora non servono più”.

Risultati delle guerre galliche

Giulio Cesare che si accampa in un piccolo insediamento destinato a diventare Parigi, dipinto di Andrew Howat
Giulio Cesare che si accampa in un piccolo insediamento destinato a diventare Parigi, dipinto di Andrew Howat

Il risultato delle guerre galliche di Cesare fu la romanizzazione della Gallia. Il Paese fu aperto ai commercianti e ai coloni romani, che portarono con sé la lingua, i costumi e le arti dell’Italia. Vennero conferite onorificenze a molti capi gallici, furono concessi privilegi alle città e il diritto di voto fu concesso anche agli indigeni più importanti e influenti. Come altro risultato della conquista del Paese, Mommsen dà rilievo al contenimento dei movimenti migratori delle tribù germaniche, che diede “il tempo necessario affinché la civiltà italica si affermasse in Gallia, sul Danubio, in Africa e in Spagna“.

(Libera traduzione da “Ancient History, Greece and Rome” di Philip Van Ness Meyers, Toronto, 1901 con aggiunte e integrazioni)

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I nemici di Cesare, influenzati da Marco Porcio Catone Uticense, cercarono di distruggerlo politicamente a causa della sua crescente popolarità tra la gente comune e dell'ascesa del suo potere con le vittorie nella guerra gallica. Cercarono di strappargli il governatore della Gallia, di giudicarlo, innescando una grave crisi politica che inonderà le strade di Roma di violenza politica.

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