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I CINQUE BUONI IMPERATORI: NERVA

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Domiziano era l’opposto del fratello Tito: crudele, passionale e stravagante. Fu assassinato dopo un regno di quindici anni, durante i quali si guadagnò l’odio e il disprezzo dei sudditi a causa dei suoi crimini e delle sue incoerenze. In politica estera Domiziano dimostrò una notevole abilità. Aggiunse all’Impero quella parte di Germania che corrisponde ai moderni Baden e Wuttemberg, e costruì una linea di fortificazioni da Mentz sul Reno a Ratisbona sul Danubio. Con lui si concluse la linea degli Iimperatori Flavi e fu anche l’ultimo dei cosiddetti Dodici Cesari, nome dato loro dallo storico Svetonio.

I cinque buoni imperatori: Il regno di Nerva (96-98)

Statua di Nerva
Statua di Nerva

Nerva, Traiano, Adriano e i due Antonini, che succedettero a Domiziano, furono eletti dal Senato, che in questo periodo riprese il peso e l’influenza di un tempo negli affari dell’impero. La saggia e benefica amministrazione del governo da parte di questi governanti assicurò loro l’invidiabile distinzione di essere chiamati “i cinque buoni imperatori”. Nerva morì dopo un breve regno di sedici mesi e lo scettro passò nelle mani più forti dell’abile comandante Traiano, che Nerva stesso aveva precedentemente nominato suo collaboratore nel governo. In molti libri di storia questa scelta di successione viene quasi ricordata come l’unico merito di Nerva; in realtà il suo principato è degno di nota anche per altro, ma il suo regno fu  appunto di breve durata, per cui  spesso egli viene citato quasi solo come iniziatore della serie dei “buoni imperatori”.

Dopo la morte di Domiziano i pretoriani erano in tumulto perché volevano vendicare l’imperatore ucciso, tuttavia, al suo posto si riuscì ad eleggere un vecchio ed illustre senatore, Marco Cocceio Nerva di Narni nell’Umbria.

Nerva inaugura una nuova e felice era nell’impero. Con lui ritorna la sicurezza, la giustizia, la libertà di parola e di pensiero; egli ebbe da Tacito la lode d’aver congiunto la libertà e il principato, cose fino allora credute inconciabili. A cominciare da lui seguono, come già accennato, cinque ottimi principi nello spazio di ottantaquattro anni, con avvicendamenti piuttosto tranquilli. È il secolo felice dell’impero. Questi imperatori, fino a Marco Aurelio, sono detti anche “imperatori per adozione”, appunto perché non furono designati secondo una linea di discendenza diretta, come era accaduto fino ad allora, ma venivano di volta in volta scelti e adottati dai Cesari che erano in carica in quel momento e indicati da questi come propri successori.

Prima cura di Nerva fu di rimediare ai danni della precedente amministrazione. Revocò le condanne, richiamò gli esuli, restituì i beni confiscati, tolse le accuse di lesa maestà, punì i delatori; elevò ai pubblici onori i più degni per senno e virtù; ripose a fondamento del governo l’autorità del senato, perciò fu detto restitutore della libertà. Si acquistò il favore del popolo non con profuse spese, largizioni eccessive o spettacoli demagogici, ma con provvedimenti umani, soccorrendo i poveri, alleviando le odiose imposte, introducendo quelle nuove forme di istituzioni caritatevoli per i fanciulli bisognosi e per gli orfani (istituzioni alimentarie) che formano un titolo di gloria per lui e per gli imperatori seguenti.

Nerva era stato elevato all’impero in già in tarda età; la sua buona indole e la vecchiaia sembravano degenerare in debolezza. Certamente è una sciagura un principe sotto cui tutto sia vietato, ma non è minor danno un principe sotto il quale tutto sia permesso. Si richiedeva perciò la cooperazione di una mano più vigorosa. Di questo Nerva era perfettamente consapevole, e a ciò seppe saggiamente provvedere. Come già Galba si era associato (ma con esito infelice) Pisone Liciniano nel potere – cercando stabilità di successione in un principio elettivo – così Nerva si associò un collega, adottando appunto Ulpio Traiano, e designandolo come suo successore (27 ottobre dell’anno 97). Ma Nerva divise il governo col collega breve tempo, perché dopo solo tre mesi morì (17 gennaio dell’anno 98).

Moneta di Aureo emessa sotto Nerva
Moneta di Aureo emessa sotto Nerva

(Tratto da Storia romana di Igino Gentile, 1885 e da Ancient History, Greece and Rome di Philip Van Ness Meyers, Toronto, 1901)

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A Nerva successe Traiano, il cui carattere ha la sua più sicura garanzia nell'amore e nella venerazione dei suoi sudditi; e si dice che, molto tempo dopo, il più alto elogio che si potesse tributare a un sovrano fosse quello di essere "più fortunato di Augusto e migliore di Traiano". Traiano era un soldato e, se gli mancavano le raffinatezze di una vita pacifica, era comunque un padrone saggio e deciso. Aggiunse all'Impero la Dacia, il paese compreso tra il Danubio e il Tibisco, i Carpazi e il Prut. Questo territorio si romanizzò a tal punto che la lingua dei suoi abitanti oggi si basa su quella dei loro conquistatori di quasi diciotto secoli fa. In onore di questa campagna in Dacia fu eretta la famosa Colonna di Traiano, tuttora esistente. Traiano annesse all'Impero anche l'Arabia Petraea, che offriva un'importante via di comunicazione tra l'Egitto e la Siria. La sua invasione della Partia, tuttavia, non portò alcun vantaggio permanente. Durante il regno di Traiano l'Impero romano raggiunse l'apice della sua potenza; ma i primi segni di decadenza cominciarono a manifestarsi nella sofferenza finanziaria di tutta l'Italia e nel declino dei contadini liberi, che nel secolo successivo furono ridotti a una condizione di vera e propria servitù della gleba.

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