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TU REGERE IMPERIO, ROMANE, MEMENTO


TU REGERE IMPERIO, ROMANE, MEMENTO – PARTE I DI 8

Che cosa hanno fatto per noi i romani?

REG: 

E in cambio che cosa ci hanno dato loro (i Romani)? 

XERXES: L’acquedotto.

REG: Come?

XERXES: L’acquedotto.

REG: Ah. Sì, sì. Quello ce l’hanno fatto, è vero.

I COMMANDO: E anche le fognature.

LORETTA: Oh, sì, le fognature, Reg. Ti ricordi com’era la città prima?

REG: Sì, okay, vi concedo che l’acquedotto e le fognature sono due cose che hanno fatto.

MATTIA: E anche le strade.

FRANCIS: E sì, e sì, vero.

REG: Beh, ovviamente, anche le strade. Non c’è neanche bisogno di dirlo, e dai! Ma a parte le fognature, l’acquedotto, e le strade…

II COMMANDO: L’irrigazione.

LORETTA: Ah…

XERXES: La medicina.

COMMANDOS: Sì. Già. È vero…

III COMMANDOLa scuola.

COMMANDOS: Ohh…

REG: Okay, okay, fin qui ci siamo.

I COMMANDO: E il vino.

COMMANDOS: Sì, è vero, è vero…

LORETTA: Sì!

FRANCIS: Sì! Quello ci mancherebbe sul serio se i Romani se ne andassero!

COMMANDO: I bagni pubblici.

LORETTA: E dirò di più: gli asini pubblici in orario. Si circola meglio.

FRANCIS: Eh, lo sanno mantenere, l’ordine. Solo loro potevano riuscirci, in un paese così.

COMMANDOS: Eh, eh, eh, eh, eh!

REG: Va bene, ma a parte le fognature, vino, medicina, istruzione, asini pubblici in orario, ordine pubblico, irrigazione, strade, spiagge libere non inquinate, bilancia dei pagamenti in attivo… che cosa hanno fatto i Romani per noi?

XERXES: Hanno portato la pace.

REG: Ah! Figurati! Chiudi il becco! (Fonte: https://anjaqantina.jimdofree.com/brian-di-nazareth/) 

Nell’introduzione al suo libro The Romans For Dummies del 2006, l’autore, Guy de la Bédoyère, cita questo che è uno dei più famosi sketch comici del film del 1970 dei Monty Python “Brian di Nazareth” (“Monty Python’s Life of Brian”, 1979), ambientato nell’antica Giudea, una remota provincia del’Impero romano, ed è un dialogo fra i membri di un’organizzazione immaginaria, antimperialista e dunque antiromana, il “Fronte Popolare di Giudea” (nome che richiama il Fronte Popolare di Liberazione della Palestina) mentre stanno per organizzare il rapimento della moglie di Ponzio Pilato, governatore romano della regione. ‘Cosa hanno fatto i romani per noi?’  Riepiloghiamo le risposte più importanti:

  • Acquedotti
  •  
  • Servizi igienico-sanitari
  •  
  • Strade
  •  
  • Irrigazione
  •  
  • Formazione scolastica
  •  
  • Medicina
  •  
  • Ordine pubblico

Nel corso della scena, l’elenco diventa così troppo lungo e la domanda viene riformulata in questo modo: ‘A parte la legge e l’ordine, l’acquedotti, le strade (ecc.) che cosa hanno mai fatto i romani per noi?’ Segue il silenzio finché non viene la risposta ‘Pace’.

Questo sketch vale più di mille parole o pomposi e retorici discorsi: I romani, nonostante il loro impero sia stato anche una potenza coloniale brutale e oppressiva, hanno dato un contribuito enorme al progresso del mondo. La loro influenza è stata così profonda e così duratura, infatti, che ha continuato ad esser presente per molto tempo, anche dopo che i romani e il loro impero erano ormai caduti. E le tracce di questa loro impronta indelebile, sono presenti ancora oggi.

Civis romanus sum

Non tutti erano cittadini di Roma, ma tutti erano romani. L’impero col tempo elevò la condizione dei popoli conquistati, e a molti ex barbari alla fine furono assegnati status e privilegi romani, diventando alcuni di loro generali e perfino imperatori (anche se si trattò di un processo lento e graduale e non privo di iniziali e forti resistenze). I sudditi dell’Impero vedevano se stessi appunto come romani, pur mantenendo con orgoglio la proprie nazionalità e il proprio patrimonio etnico.

Oggi spesso noi usiamo la parola di origine inglese Melting pot  (cioè “crogiolo”, “calderone”) per designare una società che diventa omogenea e universalistica, i cui diversi elementi che la compongono, si fondono per formare uno stesso insieme armonioso con una cultura in comune (almeno in teoria). Questo termine è utilizzato in particolare per descrivere la politica di integrazione e assimilazione di milioni di immigrati di varia origine negli Stati Uniti. Sebbene la nozione di fusione fosse già in uso nel diciottesimo secolo, il termine esatto ‘crogiolo culturale  o ‘melting pot’ è diventato effettivo all’inizio del ventesimo secolo, venendo usato come metafora per descrivere la fusione di nazionalità, culture ed etnie.

Ebbene l’Impero Romano, come già i regni ellenistici e l’Impero Persiano ancora prima o quello Egizio, è stata una delle prime forme di melting pot, dove diverse nazioni o gruppi etnici e linguistici, vivevano sotto un’unica grande insegna (oggi diremo bandiera). Come oggi, negli Stati Uniti principalmente, le comunità sono orgogliosamente americane, ma allo stesso tempo anche – e con lo stesso orgoglio – native americane, italiane, polacche, irlandesi, tedesche o messicane e così via.

Ma anche in paesi come l’Inghilterra, la Francia, la Germania, l’Italia stessa, la Comunità Europea nel suo complesso; questi sono tutti ormai grandi o piccoli melting pot con cittadini britannici, francesi, italiani, tedeschi che però hanno origine turca, romena, ucraina, sudamericana ecc. e che mantengono la loro lingua madre e i loro usi.

E così è stato ai tempi dell’Impero Britannico, dove diverse popolazioni, dall’Africa, all’Asia, all’America, erano di etnie ed idiomi diversi, ma tutti quanti sudditi di Sua Maestà; ovviamente lo stesso vale per i grandi imperi coloniali francese e spagnolo, per l’Impero Austro-ungarico, dove si parlavano più di una decina di lingue diverse, e per l’Impero Ottomano.

In tutti questi imperi del passato e nelle realtà globalizzate del presente, rivive il modello romano che era un perfezionamento di quello ellenistico: il fatto di essere tutti romani teneva uniti i popoli di questo primo grande impero in occidente, proprio come oggi è il fatto di essere cittadini di una nazione o di una federazione o di una unione di stati, che tiene insieme le comunità etniche e linguistiche sparse nel globo.

Il processo di integrazione non è stato tuttavia, come non lo è ancora oggi, tutto rose e fiori e nemmeno, come oggi, mai interamente compiuto. Il processo di inglobamento nell’impero passava attraverso la conquista violenta, la sottomissione (che equivaleva alla schiavitù) e alla mancanza di diritti. Inoltre c’era il rischio di spazzare via intere città, come avvenne con Cartagine, o cancellare eredità linguistiche millenarie e tradizioni culturali ancora più antiche.

Le culture greca ed egizia erano già talmente mature e differenziate, che non solo riuscirono a sopravvivere, ma si imposero ai loro stessi vincitori per via della loro evidente superiorità nel loro campo (Graecia capta ferum victorem cepit «la Grecia, conquistata [dai Romani], conquistò il selvaggio vincitore». Scriveva Orazio) ed è sicuramente vero che  Roma tollerò e importò diversi costumi stranieri, ma è indubbio che essa imponeva anche i suoi modelli culturali, linguistici, ideologici. Infatti in Europa molte lingue o scompariranno o si fonderanno con il latino, dando vita alle moderne lingue neolatine.

La stessa cosa la faranno tutti gli imperi della storia a seguire: anche quelli britannico, francese e spagnolo; e ancora oggi, in un mondo in cui il colonialismo è definitivamente tramontato, gli “imperi” sono rappresentati dalle grandi multinazionali, che si impongo talvolta nei singoli paesi con la brutalità di un esercito.

E la via che passa dal partire dalla condizione di profugo di una guerra o semplicemente dalla povertà, fino ad arrivare a poter affermare con orgoglio “sono cittadino della Ue”, “sono cittadino britannico”, “sono cittadino americano” ecc. (tutti derivati dall’antico “Civis Romanus sum”), passa spesso, ancora oggi, per un lungo viaggio a piedi di chilometri e chilometri; o in mare, sopra un gommone nel Mediterraneo che può rovesciarsi da un momento all’altro, o per tentativi di scavalcare un muro eretto per contenere l’immigrazione, con la polizia che ti aspetta dall’altra parte per respingerti; o annegare nel canale della Manica. E tutto questo potrebbe addirittura non essere sufficiente, perché una volta arrivati a destinazione (e quindi essere già fortunati a dirsi ancora vivi) si potrebbe essere scoperti e respinti nel paese d’origine, o dover vivere e nascondersi da clandestino, senza diritti.

Nel mondo antico incontreremo spesso disuguaglianza, brutalità e crudeltà enormi, violazione dei diritti più elementari della persona (tra l’altro la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino non c’era ancora). Quindi quando parliamo di grandi imperi e di popoli che vivevano sotto un unico impero, non facciamoci illusioni e non distorciamo la realtà: tutto ciò poteva significare essere comunque in una condizione miserabile. E tuttavia i concetti di nazione, popolo, multiculturalismo, comunità, diritti e tutele (perché in realtà anche gli antichi si ponevano questi stessi problemi) nascono per noi in occidente all’epoca dell’Impero Romano.

E non facciamoci troppe illusioni neppure su noi stessi: abbiamo fatto passi da gigante dai tempi dei Cesari, ma in termini di accoglienza, integrazione, multiculturalismo, rispetto delle differenze di religione, cultura, colore della pelle, rispetto dei diritti fondamentali della persona, dovere di soccorso ai profughi…beh, mi pare che ci sia ancora molta, molta strada da fare e non possiamo metterci troppo comodi in cattedra a giudicare la spietatezza degli antichi, compresi i romani.

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