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EDIPO E I SUOI COMPLESSI

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Il bambino dai piedi gonfi

Laio, re di Tebe, figlio di Labdaco e diretto discendente di Cadmo, era sposato con Giocasta, figlia di un nobile Tebano. Avendo predetto un oracolo che sarebbe morto per mano del proprio figlio, decise di uccidere il bambino che Giocasta aveva appena partorito. 

Con il consenso della moglie, il cui affetto per il marito era evidentemente superiore all’amore materno, trafisse i piedi del neonato, li legò insieme e consegnò l’infante a un servo, con l’ordine di esporlo sul monte Citerone e abbandonarlo quindi al suo destino. 

Il piccolo Edipo accudito dal pastore Forba, Antoine-Denis Chaudet
Il piccolo Edipo accudito dal pastore Forba, Antoine-Denis Chaudet

Ma invece di obbedire a questo crudele comando, questo servo lo affidò a un pastore che pascolava le greggi di Polibo, re di Corinto, e poi tornò da Laio e Giocasta, informandoli che i loro ordini erano stati eseguiti. I genitori furono soddisfatti della notizia e placarono la loro coscienza pensando che in questo modo avevano impedito al loro figlio di commettere il delitto di parricidio.

Intanto il pastore del re Polibo aveva sciolto i piedi del fanciullo, e per il fatto che questi erano molto gonfi, lo chiamò “Edipo, o “Piedi gonfi”. Lo portò poi dal re, suo padrone, il quale, compatendo questo povero bambino iellato, lo affidò alle cure gentili di sua moglie Merope

“Ucciderai tuo padre e sposerai tua madre”

Edipo fu adottato quindi dal re e dalla regina come loro figlio, e crebbe credendo che fossero proprio loro i suoi genitori; finché un giorno un nobile di Corinto non cominciò a un banchetto a prendere per i fondelli il giovane Edipo, dicendo che non era affatto il figlio del re, ma forse un trovatello, certamente figlio di N.N.

Punto da questo maligno pettegolezzo, il giovane si rivolse a Merope per sapere la verità, ma questi fece un po’ il vago e…insomma…così…cosà…in breve gli dette una risposta poco chiara ed equivoca, sebbene detta con tatto e gentilezza. Il ragazzo volle vederci chiaro e si recò a Delfi per consultare l’oracolo. 

La Pizia non concesse alcuna risposta al suo quesito, ma lo informò, suscitando l’orrore dello stesso Edipo, che egli era destinato a uccidere suo padre e a sposare sua madre.

Una banale lite da codice stradale

L'assassinio di Laio da parte di Edipo, di Joseph Blanc
L’assassinio di Laio da parte di Edipo, di Joseph Blanc

Pieno di sgomento, poiché egli era teneramente legato a Polibo e Merope, Edipo decise di non tornare a Corinto e prese invece la via che portava in Beozia. Lungo la strada gli passò davanti un carro, nel quale sedeva un vecchio con due servi, che cominciò a spingere in maniera piuttosto rude il viaggiatore a piedi fuori dal suo sentiero. Se fosse stata un’automobile, il clacson sarebbe suonato all’impazzata.

 – “Pistaaa!! Levati di mezzo!” 
– “Ma che vuoi? La precedenza è ai pedoni!”. 

Ne nacque una lite da codice stradale che degenerò presto in una colluttazione. In breve: Edipo colpì il vecchio con il suo pesante bastone, e questi cadde all’indietro morto stecchito sul sedile del carro. Colpito dallo sgomento per l’omicidio non premeditato che aveva appena commesso, il giovane fuggì e lasciò il luogo senza sapere che quel tizio che egli aveva appena ucciso era proprio suo padre, quello vero, quello biologico insomma: Laio, re di Tebe.

La Sfinge e i suoi enigmi

Edipo e la Sfinge, Myths and legends of all nations, Logan Marshall, 1914
Edipo e la Sfinge, Myths and legends of all nations, Logan Marshall, 1914

Non molto tempo dopo questo avvenimento la Sfinge fu inviata dalla dea Hera come punizione ai Tebani, cioé in realtà per castigare il solo Laio (sempre lui) per aver praticamente violentato il giovane Crisippo, la cui bellezza aveva acceso nel re una passione irrefrenabile. Ma torniamo alla Sfinge. Appollaiata su un’altura rocciosa appena fuori città, essa proponeva ai passanti dei complicati enigmi che le erano stati insegnati dalle Muse, e chi non riusciva a risolverli veniva fatto a pezzi e divorato proprio da quel mostro. Così un gran numero degli abitanti di Tebe erano finiti uccisi.

Alla morte del vecchio re Laio, Creonte, fratello della regina vedova, aveva preso le redini del governo ed era salito sul trono vacante; e quando alla fine il suo stesso figlio cadde vittima di questa Sfinge, egli decise di liberare a tutti i costi il paese dal suo terribile flagello. 

Di conseguenza emanò un proclama, secondo il quale il regno e la mano di sua sorella Giocasta sarebbero stati assegnati a colui che fosse riuscito a risolvere uno degli enigmi della Sfinge, essendo stato predetto da un oracolo che solo allora il paese sarebbe stato liberato da quella bestia.

Proprio mentre questo annuncio veniva bandito per le strade di Tebe, Edipo, con il suo bastone da pellegrino in mano, entrò in città. Tentato dalla prospettiva di una così magnifica ricompensa, si recò nel luogo in cui si trovava questa roccia e chiese audacemente alla Sfinge di proporgli uno dei suoi enigmi. 

La creatura gliene propose uno che riteneva impossibile da risolvere, rivolgendogli la seguente domanda: “C’è un animale che al mattino cammina a quattro zampe, a mezzogiorno con due e la sera con tre. Qual è?”

Ma Edipo risolse subito l’enigma: “È l’Uomo: nella mattina della sua vita, da bambino, cammina a quattro zampe, cioé gattoni; a mezzogiorno cammina eretto con le sue sole gambe; nella sera della sua vita invece, deve usare un bastone, camminando così su tre gambe.”

Al che la Sfinge, piena di rabbia e di disperazione, si precipitò nell’abisso e perì. Edipo ricevette la ricompensa promessa. Divenne il re di Tebe e lo sposo di Giocasta, vedova di suo padre, il re Laio.

Edipo re

Esibizione di
Esibizione di “Edipo il Re”, 1922

Per molti anni Edipo godette della massima felicità e tranquillità. Gli nacquero quattro figli: due maschi, Eteocle e Polinice, e due femmine, Antigone e Ismene. Ma alla fine gli dèi afflissero il paese con una grave pestilenza, che creò un terribile scompiglio tra il popolo. 

Nella loro angoscia supplicarono l’aiuto del re, che era considerato dai suoi sudditi un favorito degli dèi. Edipo consultò un oracolo e la risposta fu che la pestilenza avrebbe continuato a imperversare fino a quando la terra non fosse stata purificata dal sangue del re Laio, il cui assassino viveva ancora impunito a Tebe.

Louis Bouwmeester interpreta Edipo
Louis Bouwmeester interpreta Edipo

Il re invocò allora le maledizioni più solenni sulla testa dell’assassino e offrì una ricompensa per qualsiasi informazione fosse stata fornita su di lui. Mandò a chiamare il vecchio veggente cieco Tiresia, e implorò questi affinché per mezzo dei suoi poteri profetici, gli rivelasse l’autore del delitto. Tiresia in un primo momento esitò, ma cedendo alle ferventi sollecitazioni del re, il vecchio profeta alla fine gli si rivolse così: “Tu stesso sei l’assassino del vecchio re Laio, che era tuo padre; e sei sposato con la sua vedova, tua madre .”

Per convincere Edipo della verità delle sue parole, condusse il vecchio servo che lo aveva riconosciuto come il bambino un tempo raccolto sul monte Citerone, e il pastore che lo aveva condotto al re Polibo. Inorridito da questa terribile rivelazione Edipo, in un impeto di disperazione, si privò della vista e la sfortunata Giocasta, incapace di sopravvivere alla sua disgrazia, si impiccò. Accompagnato dalla sua fedele e devota figlia Antigone, Edipo lasciò Tebe e divenne un miserabile emarginato senzatetto, mendicando il suo pane da un posto all’altro. 

“Popolo di Tebe, miei compatrioti, guardate Edipo.
Risolse il famoso enigma, con la sua genialità
salì al potere, un uomo al di là di ogni potere.
Chi potrebbe guardare alla sua grandezza senza invidia?
Ora che il mare nero di terrore lo ha sopraffatto.
Ora, mentre teniamo la guardia e aspettiamo l’ultimo giorno,
non consideriamo nessun uomo felice finché non muoia,
finalmente libero dal dolore.”

(Sofocle, Edipo Re)

Alla fine, dopo un lungo e doloroso pellegrinaggio, trovò rifugio nel boschetto delle Eumenidi (a Colono, presso Atene), dove i suoi ultimi istanti furono leniti e curati dalla cura e devozione della fedele Antigone.

Il Complesso di Edipo

La psicoanalisi è una teoria elaborata dal medico austriaco Sigmund Freud (1856-1939).

Secondo questa disciplina, determinate azioni umane vengono eseguite inconsciamente o involontariamente. Anche determinate idee, secondo questa teoria, non sorgono mai nella mente per caso. Per Freud il sogno non è solo una sequenza di immagini, ma ha un significato che va interpretato nel comportamento, in modo cifrato, come in un rebus.

Uno dei cardini della teoria freudiana è costituito dalla teoria del complesso di Edipo, nome derivato proprio dall’omonimo personaggio della mitologia greca. Con esso si designa il periodo in cui un bambino, nella sua crescita, arriva alla scoperta della differenza tra i due sessi; quindi che gli uomini e le donne sono differenti: è la scoperta della sessualità. 

Allo stesso tempo il bambino (se è un maschio) si identificherà e si riconoscerà, nel padre, mentre si “innamorerà” di sua madre; passato questo travagliato periodo, il maschio, nella pubertà, supererà la fase di “innamorato” della madre (come l’Edipo della mitologia diventava lo sposo di sua madre), pur continuando a riconoscersi più o meno inconsciamente nel padre, e cercherà di unirsi alle ragazze coetanee verso cui si sentirà attratto, le quali assomiglieranno più o meno a sua madre. In realtà l’identificazione col padre si trasformerà anche in un’inconscia competizione con lui (poi ovviamente, anche essa superata nella crescita) per il possesso della madre, altra analogia col mito greco, in cui Edipo è l’inconsapevole assassino del suo genitore. Grossomodo è così che l’individuo, nella sua evoluzione, svilupperebbe la propria personalità e sessualità, così come tutti i suoi successivi rapporti, anche quelli coniugali.

Il processo di sviluppo, nella psiche femminile sarebbe invece diverso e speculare, indirizzando, sempre nella fase di passaggio della pubertà, dapprima il proprio “innamoramento” al padre, e poi nello sviluppo successivo, dopo aver elaborato e superato la figura del modello maschile, orientandosi nella ordinaria ricerca affettiva e di soddisfazione sessuale in partner uomini per lo più coetanei. 

In questo caso, sempre ispirandosi alla mitologia greca, si parlerebbe invece di “Complesso di Elettra”, personaggio che nelle leggende mostrerebbe un legame con suo padre che sembrerebbe andare ben oltre l’affetto filiale. 

Quando per un motivo o per l’altro (una madre dominante, iperprotettiva e/o un padre assente o viceversa), il bambino non sperimenterà pienamente il suo complesso edipico (o di Elettra nel caso delle bambine), sempre secondo la psicoanalisi, ciò avrà conseguenze irrevocabili sul resto del suo sviluppo psicologico: questi fanciulli, avrebbero dunque maggiori probabilità di diventare psicotici, nevrotici e instabili.

Questo complesso di Edipo o di Elettra, si svolgerebbe nell’arco di sviluppo del bambino compreso tra i tre e i sei anni, e non sarebbe l’unico fenomeno chiave per la psicologia infantile; esisterebbe anche il complesso di castrazione o addirittura il complesso dei fratelli, che spiegherebbe anche altri passaggi cruciali della crescita.

Questa teoria dello sviluppo psicologico tuttavia non è riconosciuta dall’intera comunità scientifica e ha ricevuto nel tempo numerose contestazioni e revisioni, estese a volte anche all’intero edificio teorico della psicoanalisi.

Edipo accanto ai corpi della moglie e dei figli, Oscar-Pierre Mathieu, 1871
Edipo accanto ai corpi della moglie e dei figli, Oscar-Pierre Mathieu, 1871

(Libera traduzione e adattamento, con aggiunte e integrazioni, da Myths and Legend of Ancient Greece and Rome di E. M. Berens, 1880)

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