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ROMA IN GUERRA: FORTIFICAZIONI DI FRONTIERA

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L'esercito, divenuto permanente, era composto da legioni (da 5.000 a 6.000 uomini), comandate da un legato, e da coorti di fanteria ausiliaria, o da ali di cavalleria ausiliaria reclutate tra i non cittadini. La maggior parte delle legioni era di stanza ai confini. L'accampamento di Novaesium sul Reno, nella Bassa Germania, presenta la tipica configurazione di un accampamento romano che poteva ospitare circa 5000 legionari suddivisi in 10 coorti, a loro volta suddivise in 6 centurie di 100 uomini ciascuna, ma che in realtà erano un po' più piccole.
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Forte romano in Britannia
Forte romano in Britannia

La protezione delle frontiere non era strettamente legata alla tradizione romana, in quanto i Romani avevano generalmente dato per scontato che si sarebbero espansi in continuazione. Ma quando Adriano divenne imperatore (117-138 d.C.), le guerre di espansione iniziate da Cesare stavano per finire.

Le frontiere erano state stabilite e i Romani dovevano trovare il modo di proteggere in modo permanente le loro truppe e i confini. Dove era possibile, si usavano i fiumi, come il Reno in Germania, o altri confini naturali. Venivano costruite torri di guardia che agivano come le moderne telecamere a circuito chiuso, dove le truppe potevano osservare i barbari che cercavano di passare di nascosto.

In alcuni luoghi non esistevano confini naturali e i Romani, sempre pratici, dovettero crearsene di propri. Il più estremo e il più famoso è il Vallo di Adriano in Britannia, ma non era l’unico. Altre frontiere univano il Reno e il Danubio, per esempio, e nel deserto dell’Egitto una catena di remoti forti proteggeva la provincia più ricca dell’Impero.

Il Vallo di Adriano

Il Vallo di Adriano
Il Vallo di Adriano

Adriano, come dicevamo, dedicò maggiori energie al mantenimento dei confini conquistati. In Britannia, costruì forse il suo più famoso monunmento (dopo il proprio Mausoleo, ora Castel S. Angelo): un muro di pietra fortificato (o meglio un complesso di mura, forti e fortini distanziati a circa un chilometro e mezzo di distanza l’uno dall’altro) lungo 117 chilometri (80 miglia romane) che separava l’Inghilterra dalla Scozia. L’idea era quella di proteggere gli interessi romani a sud e di impedire l’invasione dei Pitti e degli altri scozzesi a nord. Il Vallo di Adriano comprendeva elaborate trappole scavate davanti al muro e torri di avvistamento a circa 500 metri di distanza, posizionate in punti strategici per osservare meglio i movimenti del nemico.

Uno storico romano disse che serviva a “separare barbari e romani”, ma è evidente che l’attraversamento del Vallo era consentito. Il suo vero scopo era probabilmente quello di controllare gli spostamenti per prevenire i problemi e imporre la tassazione, piuttosto che fermarli del tutto.

Poiché Adriano visitò la Britannia nel periodo in cui fu iniziato il Vallo, è quasi certo che abbia contribuito alla sua progettazione. Un pannello di bronzo, con i nomi di diversi forti del Vallo, ritrovato di recente in Gran Bretagna, riporta anche la scritta Val(l)i Aeli, che ci dà il nome antico della frontiera: “La frontiera di Aeli” (anche se in questa forma è più noto come Vallum Aelium), in onore di Adriano (il suo nome completo era Publius Aelius Hadrianus).

Il Vallo è stato oggetto di numerose riparazioni, restauri e modifiche, ma è rimasto una struttura più o meno permanente fino all’abbandono della Britannia da parte dell’Impero all’inizio del V secolo. Ampi tratti del Vallo sono visibili ancora oggi. Il Muro è studiato da esperti di militaria romana di tutto il mondo e visitato da milioni di turisti.

Ricostruzione del Vallo di Adriano
Ricostruzione del Vallo di Adriano

Nuove fortezze nel tardo impero

Le guarnigioni di frontiera continuarono a occupare i loro vecchi forti, ma fu sviluppata una nuova forma di architettura militare che assomigliava ai castelli medievali.

Con mura più alte, enormi torri sporgenti e porte che sorreggevano le difese, le guarnigioni di frontiera continuarono a occupare i vecchi forti. Quelli nuovi erano in realtà imponenti complessi difensivi.

Le stesse caratteristiche si ritrovano spesso nelle mura delle città romane, come quelle costruite da Aureliano per la stessa Roma.

Le guerre di logoramento

Quando l’esercito romano entrò nel quinto e ultimo grande periodo della sua storia millenaria, le guerre di logoramento durante le quali l’impero venne demolito un poco alla volta, i sentimenti nei confronti dell’esercito romano erano cambiati. Non era più visto come un privilegio e un dovere servire nell’armata.

Ora al contrario, l’esercito aveva difficoltà a riempire i suoi ranghi e gli uomini disertavano. Sempre più spesso l’esercito romano dovette fare affidamento sul reclutamento di uomini dalle province periferiche.

Sotto Diocleziano, imperatore dal 284 al 305 d.C., la separazione tra esercito e Stato fu formalizzata. Egli divise l’esercito in esercito da campo e truppe di frontiera. L’esercito da campo andava nelle campagneper ca conquista di nuovi territori.

L’esercito di frontiera rimase nelle roccaforti per assicurarsi di non perdere i confini. Questa divisione sarebbe stata l’inizio della fine del potente Impero Romano.

La divisione dell’esercito, un tempo grande, avrebbe presto messo i soldati romani l’uno contro l’altro sul campo di battaglia. Man mano che la successione degli imperatori precipitava nel caos, lo stesso accadeva all’esercito, rendendolo incapace di unirsi contro gli invasori.

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I Greci e i Romani utilizzavano ampiamente l'artiglieria per scagliare grandi frecce o pietre. La tecnologia si sviluppò abbastanza rapidamente, dai primi gastraphetes nel 399 a.C. circa alla più avanzata artiglieria a torsione nel 300 a.C. circa, al tempo di Demetrio Poliorcete. Le catapulte di Demetrio non furono mai migliorate, se non nei dettagli. I Romani ottennero le loro conoscenze dai Greci e impiegarono specialisti greci. Cinque fonti greche e romane sull'argomento sono giunte a noi: due trattati di Erone di Alessandria, Belopoeika e Cheiroballistra, e i libri di Bithon di Pergamo, Filone di Bisanzio e Vitruvio.

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