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TEMI, LA GIUSTIZIA E LA SAGGEZZA

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Temi (da thémis, diritto, gr.), che si è già accennato esser stata una delle mogli di Zeus, era la figlia di Crono e Rea e personificava quelle leggi divine di giustizia e ordine per mezzo delle quali sono regolati il ​​benessere e la moralità delle comunità. Aveva il suo regno in Tessaglia. Zeus ebbe da lei, tre figlie: l’ Equità, chiamata Eunomia, in greco Buona-legge, la Legge e la Pace. Presiedeva le assemblee del popolo e le leggi dell’ospitalità. A lei era affidato l’ufficio di convocare l’assemblea degli dei ed era anche maestra di riti e cerimonie. A causa della sua grande saggezza Zeus stesso cercava spesso il suo consiglio e agiva secondo i suoi suggerimenti. Temi era una divinità profetica e aveva un oracolo vicino al fiume Cefisso in Beozia.

Statua di Temi
Statua di Temi

Di solito è rappresentata come una donna nella sua piena maturità, di bell’aspetto e con indosso un abito lungo, che drappeggia la sua forma nobile e maestosa; nella mano destra tiene la spada della giustizia e nella sinistra la bilancia che indica l’imparzialità con cui ogni causa è da lei attentamente soppesata, gli occhi bendati in modo che la personalità dell’individuo non abbia peso rispetto al verdetto. Talvolta ha anche le orecchie chiuse, tappate. Spesso la si vede anche accompagnata da un leone, simbolo della forza che deve sostenere i suoi giusti decreti. Prima del diluvio di Deucalione aveva già un tempio e un oracolo molto celebri alle falde del monte Parnaso.

Questa divinità è talvolta identificata anche con Tyche, talvolta con Ananke.

Temi, come tante altre divinità greche, prende il posto di una divinità più antica con lo stesso nome, figlia di Urano e Gea. Questa Temi anziana ereditò da sua madre il dono della profezia e quando si fuse con la sua omologa più giovane, le trasmise questo potere profetico.

Eusebio la identificò con una tale Carmenta donna molto saggia dell’Arcadia, che presagiva il futuro. Le matrone romane le avevano eretto un tempio e celebravano in suo onore le feste Carmentali. Gli antichi le attribuivano una grande mente penetrante, per indicare che la giustizia scopre anche le verità più nascoste. Veniva anche raffigurata seduta sopra una pietra quadrata, simbolo della solidità dei suoi giudizi, con la bilancia in una mano e con una spada nell’altra, per vendicare egualmente i dritti della gente comune e dei potenti.

Astrea

Astrea, figlia di Zeus e di Temi, presiedeva come sua madre alla giustizia e spesso viene confusa con lei. Nel tempo beato dell’età dell’oro, ella aveva stabilito la sua dimora sopra la terra; ma venuto il regno della violenza esercitata dai pochi sui molti, non si sentì in animo di restare nelle città e andò a rifugiarsi nelle campagne; ma poiché l’innocenza venne bandita anche dai luoghi più alpestri, non le rimase altro asilo che il cielo dove regnano eterne le leggi dell’eguaglianza. Qui fu collocata in quella parte dello Zodiaco detta la Vergine.

(Libera rielaborazione da E. M. Berens. “The Myths and Legends of Ancient Greece and Rome”, 1880, da “Breve corso di mitologia elementare” di 1831, e da François Joseph Michel Noël. “Corso di mitologia, o Storia delle divinità” 1864 )  

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