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ROMA IN GUERRA: L’ESERCITO NELL’ALTO IMPERO

 

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I Romani credevano di discendere da Marte, il dio della guerra. L'esercito romano, diventò la più potente unità militare del suo tempo, conquistando vaste terre già prima dell'avvento dell'Impero. L'esercito combatté molte guerre, e respinse molti attacchi dei suoi vicini. Alla fine della Repubblica, uno dei compiti principali dell'esercito fu quello di diffondersi sul territorio romano e controllarlo.
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Armata romana
Armata romana

“Si vis pacem para bellum” scriveva lo storico militare Flavio Vegezio, in una frase poi rimasta famosa.

Ma in realtà l’esercito romano era una forza più offensiva e che difensiva. Plutarco narra che Scipione Emiliano una volta vide un soldato che si pavoneggiava col suo scudo e gli disse:

“È molto bello, ragazzo mio; ma è più conveniente che un romano riponga la sua fiducia nella sua mano destra piuttosto che nella sinistra.”  (intendendo ovviamente il braccio con cui si impugnava la spada).

Plutarco, Regum et imperatorum apophthegmata, 81, 18

Le divisioni dell’esercito avevano le loro basi in tutto l’Impero romano, soprattutto nelle zone più esposte alle ribellioni e alle invasioni. Ma in totale la milizia romana, al suo apice, forse non superava i 300.000-350.000 uomini. Un numero di soldati che oggi potrebbe sembrarci estremamente scarso in rapporto alla vastità dei domini conquistati.

Le divisioni dell’esercito imperiale

Se si pensa che per tutta la durata della Prima guerra mondiale, la Gran Bretagna e la Francia schierarono poco più di otto milioni soldati, mentre l’Italia superava gli Usa di un milione di unità e la Germania ne aveva addirittura 11 milioni, il grande esercito romano non sembrerebbe reggere neppure lontanamente il confronto con le cifre delle guerre moderne (anche se il numero complessivo di uomini impiegati dai romani nelle varie campagne è indubbiamente superiore a quello riportato).

 

Tuttavia, i territori in cui le truppe romane ingaggiavano di battaglia erano assai meno estesi di quelli che effettivamente essi controllavano. Circa la metà delle milizie romane era formata da soldati della fanteria cittadina che combattevano nelle legiones (singolare: legio, una legione era composta da poco meno di 5.500 soldati), anche se si tratta di dati molto approssimativi.

Tutti gli altri costituivano gli auxilia (“aiutanti” o meglio “truppe ausiliarie”): provinciali assoldati che si dividevano in fanteria, cavalleria e unità miste, a volte con forme di combattimento specializzate.

Soldatini da collezioni che riproducono ausiliari romani
Soldatini da collezioni che riproducono ausiliari romani

Gli ausiliari

Gli ausiliari erano i rinforzi dell’esercito romano, arruolati tra gli ex nemici delle province che erano stati vinti. i Romani formarono dunque unità di ausiliari Galli e Spagnoli, la cavalleria tracia, gli arcieri sarmati (provenivano da una regione situata a nord del Mar Nero) e molti altri. Gli ausiliari erano solitamente più divisi in fanteria, cavalleria o unità miste. Le unità degli ausiliari potevano essere arruolati nelle province di provenienza,o reclutati in seguito nei luoghi in cui le unità erano stanziati, ma in ogni caso conservavano la loro origine etnica nel nome. Ecco di seguito alcuni esempi di truppe ausiliarie delle province:

● – La Prima Ala di cavalleria dei Traci, provenienti dalla Grecia settentrionale. 

● – La Terza Ala degli Arabi.

● – L’ottava Ala dei Palmireni. 

● – La Prima coorte dei Vardulli, una fanteria e cavalleria mista, forte di mille uomini. I Vardulliani provenivano dalla Spagna. 

● – La quarta coorte di fanteria dei Galli. 

● – La prima coorte di arcieri hamian, provenienti dalla Siria.

Queste sono solo alcuni ausiliari, ma ce ne erano molti altri. Come scrive lo storico militare romano Aulo Vegezio:

Gli ausiliari sono corpi assoldati di stranieri provenienti da diverse parti dell’Impero, composti da numeri diversi, che non si  conoscevano gli uni con gli altri e non avevano perciò alcun legame affettivo fra di loro. Ogni nazione ha la sua particolare disciplina, i suoi costumi e il suo modo di combattere… è quasi impossibile che gli uomini agiscano di concerto in circostanze così diverse e non stabilizzate. Tuttavia, se adeguatamente addestrati e disciplinati, sono di grande utilità e  si sono sempre uniti come truppe leggere alle legioni in linea. Sebbene le legioni non dipendano principalmente da loro, le considerano comunque un’aggiunta considerevole alla loro forza”.

Organizzazione degli ausiliari

 

Gli ausiliari non servivano nelle legioni. Erano organizzati in unità molto più piccole, basate sulla coorte. Erano comandati da prefetti o tribuni equestri, o talvolta dai centurioni legionari distaccati. Ecco come erano suddivisi:

Gli ausiliari di fanteria erano organizzati in coorti di 480 o 800 unità, suddivise in centurie come le legioni.

Gli ausiliari di cavalleria erano invece organizzati in ali (alae) di circa 500 o 1000 unità, suddivise in turmae (squadroni) di 16 uomini ciascuna.

Esistevano anche unità miste in cui truppe di 128 o 256 cavalieri erano affiancati a unità di fanteria. Queste erano chiamate coorti equitatae (“coorti a cavallo”).

I compiti degli ausiliari

Gli ausiliari marciavano a fianco dei legionari, ne condividevano le fatiche  e vivevano assieme a loro negli accampamenti. La loro paga era però inferiore a quella degli altri soldati, sebbene su di loro gravasse il peso maggiore dei combattimenti. I romani infatti fosse preferivano sacrificare dei provinciali prima che dei cittadini romani. Gli ausiliari spesso venivano lanciati per primi  in battaglia e a volte i legionari non intervenivano proprio.

Fanteria ausiliaria romana che attraversa un fiume, probabilmente il Danubio, su un ponte di barche durante le guerre dei Daci dell'imperatore Traiano (101–106 d.C.). Si distinguono per lo scudo ovale (clipeus) di cui erano dotati, in contrasto con lo scutum rettangolare portato dai legionari. Pannello della Colonna Traiana, Roma
Fanteria ausiliaria romana che attraversa un fiume, probabilmente il Danubio, su un ponte di barche durante le guerre dei Daci dell’imperatore Traiano (101–106 d.C.). Si distinguono per lo scudo ovale (clipeus) di cui erano dotati, in contrasto con lo scutum rettangolare portato dai legionari. Pannello della Colonna Traiana, Roma

C’era una ragione per cui gli ausiliari accettavano di combattere a queste condizioni: la possibilità di ottenere la cittadinanza, per sé stessi e per le loro famiglie. La cittadinanza veniva concessa dopo 25 anni di servizio, anche se spesso venivano tenuta in sospeso. La possibilità di diventare civis romanus attirava molta gente nell’esercito. Tutto questo finì dopo il 212 d.C., quando l’imperatore Caracalla concesse la cittadinanza universale a tutti i sudditi dell’impero.

Truppe ausiliarie romane
Truppe ausiliarie romane

I Romani assunsero anche una lunga serie di foreign fighters, spesso originari delle tribù barbariche di frontiera, i quali venivano pagati ancora meno degli altri e ai quali la cittadinanza era totalmente preclusa. Queste unità erano tvera e propria carne da macello, per questo organizzate in modo molto più approssimativo e raccogliticcio. Tuttavia queste “Armate Brancaleone” , talvolta indicate genericamente come foederati, ebbero un ruolo sempre più importante e talvolta perfino decisivo nella storia successiva di Roma.

L‘esercito romano si evolse continuamente nell’arco della sua lunghissima storia, diventando da una milizia di cittadini romani e del Lazio a una superpotenza militare globale del mondo allora conosciuto.

Le forze armate imperiali furono man mano sempre più aperte anche ai popoli delle province e perfino agli uomini provenienti da oltre le frontiere, i “barbari”, come abbiamo vistoche tanta parte avranno nelle vicende successive e che porranno le basi dell’Europa futura, quando l’Impero Romano d’Occidente si sarà estinto.

Organizzazione e funzionamento

Composizione e Forza Lavoro

L’esercito romano conosce alcune trasformazioni sotto l’ImperoLa prima coorte, che aveva sei centurie, ora ne ha solo cinque.
La forza del legionari è di 150.000 uomini.

 

Reclutamento

Tutti i cittadini romani devono prestare il servizio militare. Ma gli impegni volontari sono sufficientemente numerosi da consentire il mantenimento della forza lavoro. L’anzianità di servizio è di venti anni nelle legioni e di venticinque nei corpi ausiliari.

L’equipaggiamento

L’equipaggiamento dell’esercito romano conosce a malapena miglioramenti notevoli. Le truppe sono comunque dotate di corazze.

Il Servizio

L’esercito romano sperimenta talvolta periodi di inattività. Questi periodi sono poi dedicati all’istruzione dei soldati e alle manovre militari.

La Gerarchia

L’esercito romano è sotto l’alto comando di un generalissimo: l’imperatore. I soldati romani devono prestargli giuramento.
Gli accampamenti militari romani sono gestiti da prefetti.
È possibile fare carriera nell’esercito. Ma le prospettive di carriera militare variano a seconda dello status sociale: i soldati romani possono avanzare fino al grado di centurione. Le posizioni più alte sono riservate ai cavalieri romani. Il cavaliere entra nella carriera militare come prefetto di coorte ausiliario. Può salire di grado e successivamente diventare prefetto dell’ala di cavalleria.

 

Le milizie

Coorti Pretorie

Costituiscono la guardia personale dell’imperatore. È un corpo d’élite. 

La Guardia Pretoriana

Il prefetto della Guardia Pretoriana è una figura costante nella storia di tutto l’Impero Romano. I Pretoriani costituivano la guarnigione di Roma, quindi erano determinanti nella decisione su chi sarebbe succeduto al soglio imperiale.

Le origini della Guardia risalgono ai tempi di Publio Cornelio Scipione Emiliano Africano il Giovane (184-129 a.C. circa), che portò con sé in Spagna, durante la Terza Guerra Punica (151-146 a.C.), una guardia personale di 500 uomini, perché non si fidava dei soldati di stanza in Spagna.

Augusto organizzò i pretoriani in nove coorti di circa 500 uomini, tre delle quali avevano sede in caserme situate fuori Roma e le altre dislocate in varie città italiane. Al comando dei pretoriani c’era il praefectus praetorio equestre; la loro paga era più alta di quella dei legionari e prestavano servizio per un periodo di soli 16 anni. Di tanto in tanto prendevano parte anche alle campagne militari e potevano essere promossi a centurioni nelle legioni. Nel 61 d.C., alcuni di loro, assieme a un tribuno militare e due centurioni furono persino inviati dall’imperatore Nerone a cercare le sorgenti del Nilo, che credettero di aver trovato in una zona paludosa che oggi gli studiosi identificano col lago No, formato dalla confluenza del Bahr al Ghazal con il Nilo Bianco, a sud del Sudan.

 

Le coorti dell'esercito romano
Le coorti dell’esercito romano

 

Coorti Urbane

Vegliano sulla città. Sono composti da cittadini romani.

Coorti di Guardiani

Sono responsabili della lotta agli incendi. Erano formati prima da schiavi e poi da liberti.

Soldati multitasking

I legionari erano impiegati dallo Stato per un’infinita serie di compiti: costruzione di fortezze, di fortificazioni e di edifici pubblici civili, costruzione di ponti, riparazione di strade, riscossione delle tasse e servizi di polizia urbana.

Soldati romani a lavoro
Soldati romani a lavoro

In buona parte dell’Occidente (Spagna, Britannia e parte della Germania) le milizie romane erano le uniche a poter portare le conquiste delle civiltà mediterranea nei territori barbari. Architetti, ingegneri, falegnami, muratori e fabbri greco-romani svolsero un ruolo enorme nello sviluppo delle aree dell’Europa continentale.

In un registro di servizio della III Legione Cirenaica ritrovato in Egitto e risalente alla fine del I secolo d.C., abbiamo elencate diverse aree di competenza dell’esercito romano.

C’e ad esempio il servizio di guardia al mercato locale, il pattugliamento e la pulizia delle strade, la manutenzione delle latrine (compito poco eroico al quale non siamo soliti associare il legionario romano) e il distacco al porto.

In epoca imperiale, i legionari prestavano servizio per circa 25 anni, ma molti prolungavano la loro ferma. Al momento del congedo potevano sperare in una concessione di terra da parte dell’imperatore, per esempio in una colonia romana di altri veterani o nei dintorni, e avviare un’attività commerciale o agricola. Augusto si vantava di aver sistemato di persona 300.000 veterani.

Vitalinius Felix, il soldato ceramista che fece tutto di martedì

Epitaffio del legionario Vitalianus Felix
Epitaffio del legionario Vitalianus Felix

Al museo di Lione, in Francia, è conservato un altare con un epitaffio, databile tra il II e il III secolo d.C., che si riferisce ad un legionario che aveva prestato servizio in una legione alla frontiera del Reno, nella Bassa Germania, a Bonn. Una parte della sua unità fu trasferita a Lione alla fine del II secolo, in sostituzione della coorte urbana. Dopo essersene andato in pensione trasferendosi a Lugdunum (Lione appunto), in Gallia, lì si occupò di commercio di ceramiche (ars cretariae) fino alla morte. Diversi momenti importanti della sua vita: la nascita, l’incorporazione e la smobilitazione, e infine la morte, coincisero con il “giorno di Marte” (dies Martis), cioè un martedì:

Agli dei Mani e alla memoria eterna di Vitalinius Felix, veterano della legione I Minervia, uomo pieno di saggezza e lealtà, mercante di vasi di Lione, morto all’età di sessantanove anni, cinque mesi e dieci giorni. Nacque di martedì, un martedì entrò in servizio, un martedì fu congedato, un martedì morì, Vitalinius Felissimus, suo figlio, e Julia Nice, sua moglie, innalzarono questa tomba e la dedicarono sotto l’ascia.

Nel suo volume “Liber in deum: L’apoteosi di un iniziato Dionisiaco”, l’autore M.J. Vermaseren rintraccia e descrive molti manufatti opera di Felix.

Le legioni dell’Impero

Lo storico latino Tacito, nel I secolo d.C., riporta nell’anno 23 d.C. c’erano 27 legioni sparse per tutto l’Impero, numero che fu portato a trenta da Traiano. All’inizio del III secolo, il loro numero invece scese a 19. Questo si spiega col fatto che si costituivano nuove legioni ma se ne perdevano allo stesso tempo altre, oppure alcune venivano soppresse.

Le legioni venivano dislocate dove c’era più necessità: le pericolose frontiere del Reno, che contava ben otto legioni, quando in tutto il Nord Africa e l’Egitto ne bastavano solo quattro, e poi La Britannia, provincia non tra le più grandi ma tra le più travagliate, in cui erano stanziate tre legioni.

I legionari dovevano essere cittadini romani. Nel 92 d.C., un soldato della III Legione Cirenaica fu accusato di non possedere la cittadinanza e rischiò di essere immediatamente cacciato dall’esercito, se egli non avesse prodotto tre testimoni, due soldati e un veterano, che garantirono per lui.

Gli emblemi dei legionari

Rievocazione storica di una legione romana con Vessilifero
Rievocazione storica di una legione romana con Vessilifero

Diversi portabandiera portavano emblemi in parata e in battaglia: 

● Aquila: un’aquila d’oro, portata solo quando l’intera legione era in marcia. 

● Imago: Un’immagine dell’imperatore o di un membro della sua famiglia. 

● Signa: Uno stendardo diverso per ogni centuria

● Vexilla: una bandiera su un’asta che nominava la legione o un distaccamento (vexillatio) La perdita degli stendardi era la cosa peggiore che potesse capitare all’esercito romano dopo quella dell’Aquila.

Il generale Crasso perse quello del suo esercito (e vi lasciò anche la vita) a Carrhae nel 53 a.C (furono restituite poi restituite dal sovrano Fraate IV ad Augusto nel 20 a.C.). Varo perse il suo nella disfatta di Teutoburgo del 9 d.C. (due aquile furono poi recuperate  nel corso della spedizione di Germanico nel 15 e nel 16 d.C. La terza fu ritrovata nel 41 d.C. da Publio Gabinio presso i Cauci).

 

I civili

Al numero complessivo di soldati, ufficiali, cavalieri e ausiliari, bisogna aggiungere che i comandanti e alcuni centurioni potevano tenere e portarsi con sé servi, liberti e schiavi.

A volte c’erano anche le famiglie degli ufficiali e quelle degli stessi soldati, oppure figli e compagne di relazioni non regolari. Tutti queste persone vivevano fuori dalla fortezza, nell’insediamento civile.

Quintilio Varo quando partì per la Germania nel 9 d.C. con le sue tre legioni, per andare poi inconsapevolmente incontro ad una memorabile imboscata, viaggiava con tutto il codazzo di donne, bambini e servi dei vari membri dell’esercito, cosa che contribuì notevolmente a rallentarlo.

Alla fine del III secolo si verifica un forte calo numerico nei ranghi dell'esercito, dovuto alla cosiddetta "crisi del III secolo" (235-70) un periodo di guerre civili, invasioni. A queste si aggiunse, in modo determinante, la peste di Cipriano, un'epidemia di vaiolo che sarebbe arrivata a decimare fino a un terzo dei soldati in servizio attivo. È possibile che, nel 270 d.C., il numero dei soldati nell'esercito non fosse molto maggiore di quello del 24 d.C. Da livello più basso sembra probabile che il numero fosse poi aumentato considerevolmente, almeno di un terzo, sotto Diocleziano (284-305).

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