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REA O OPS

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Cronos (greco: Κρόνος, trad. Krónos), nella mitologia greca, dio del tempo e re dei titani. È il più giovane fra questi ultimi, figlio di Urano, il cielo stellato, e di Gaia, la terra. In alternativa, per Platone, gli dei Forco, Crono e Rea erano i figli maggiori di Oceano e Teti. Cronos era il dio del tempo, soprattutto se visto nel suo aspetto distruttivo, il tempo inarrestabile che governa i destini e può divorare tutto. Il titano Crono servì da ispirazione all'antica setta orfica per creare la figura di Crono, che chiamavano "il dio primordiale del tempo". Vale la pena notare che il modo di vivere degli Orfici causò grande sconcerto tra i greci e la nuova teogonia creata da loro fu, allo stesso modo, ripudiata dal culto civico e popolare della polis greca. Il che significa che, per i greci comuni, il titano Crono (e solo lui) era il dio del tempo per eccellenza. Crono era solitamente rappresentato con una falce o un falcetto, con cui aveva castrato e deposto Urano, suo padre. Ad Atene, il 12° giorno del mese attico di Hecatombaion, si celebrava la festa di Kronia, in onore di Kronos.


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Come Urano, che rappresentava la forza fecondatrice della natura, fu sostituito da Crono, il rappresentante della forza maturatrice, così Gea, la dea primitiva della terra con le sue pianure produttive, lasciò il posto a Rea, una divinità della terra con le sue montagne e foreste.

Gea era stata la madre dei potenti Titani. Rea fu la madre di divinità meno dedite all’uso della forza, ma più dotate: Plutone, Poseidone e Zeus, Era, Demetra ed Estia. I suoi titoli – come per esempio, Dindumene e Berekuntia – derivavano per la maggior parte dai nomi delle montagne dell’Asia Minore, in particolare quelle della Frigia e della Lidia, il suo culto essendo intimamente associato alla prima civiltà di questi paesi.

Lì il suo nome era Kybele (Cibele) o Kybebe, che oltre ad essere impiegato per designare i suoi santuari (Kybela) nelle grotte o sui fianchi delle montagne, indica il suo carattere come una dea dei massicci rocciosi.

Dalle alte colline dell’Asia Minore, mentre proteggeva con i loro antri cavernosi gli animali selvaggi, come la pantera e il leone, che era piacere della dea domare, posava anche il suo sguardo giù su molte delle città fiorenti che era suo dovere proteggere.

In quest’ultima veste ella indossava una corona con torri e veniva chiamata Mater turrita. Ma anche se si identificava con la civiltà pacifica, il suo culto era sempre caratterizzato da un’eccitazione selvaggia e fantastica; i suoi sacerdoti e devoti correvano di notte attraverso i boschi con le torce accese, mutilandosi e ferendosi a vicenda, e producendo tutto il frastuono possibile col fragore dei cembali, le note stridenti dei flauti e la voce frenetica del canto.

Zeus, Rhea, Cronus

Il mito delle stagioni e dell’amore perduto

Per spiegare questa particolarità del suo culto, che doveva essere inteso a commemorare qualche grande dolore, si raccontava di come ella avesse amato il giovane pastore frigio, Attis, la cui straordinaria bellezza aveva conquistato anche il cuore della figlia del re di Pessino; come egli fosse destinato a sposare la principessa, e come la dea, apparendo improvvisamente, diffondesse terrore e sgomento tra gli invitati alle nozze. Attis fuggì sulle montagne, si mutilò e morì accanto a un pino, nel quale la sua anima trasmigrò, mentre dal suo sangue spuntavano violette come una corona attorno all’albero. La dea implorò Zeus di restituirle il suo amante. Questo era possibile. Ma fu concesso che il suo corpo non si decomponesse mai, che i suoi capelli crescessero sempre e che le sua piccole dita si muovesse sempre. Il pino era il simbolo dell’inverno e della tristezza, la viola della primavera e della sua bellezza speranzosa.

Curati o Coribanti

I primi sacerdoti di Rhea-Kybele (Rea-Cibele) furono i Kuretes e i Korybantes (Curati o Coribanti), che si sosteneva anche cfossero stati i primi esseri di forma e capacità del tutto umana che erano apparsi sulla terra, essendo spuntati dai lati delle montagne come gli alberi.

La nascita di Zeus - Figurina Liebig

Culto

Il grande centro del suo culto era sempre a Pessinus in Frigia, all’ombra del monte Dindymon, sul quale c’era una grotta che conteneva quello che si credeva essere il più antico dei suoi santuari.

All’interno di questo santuario c’era la tomba di Attis e un’antica immagine della dea a forma di pietra, che si diceva fosse caduta dal cielo. Il primo tempio a Pessinus era stato eretto, si diceva, dal re Mida. I sovrani successivi della Frigia lo mantennero e lo arricchirono così generosamente che continuò ad essere un luogo importante anche molto tempo dopo che la civiltà frigia era affondata.

Da questo centro, il culto di Kybele o Cibele si diffuse prima nelle città vicine di Sardi, Magnesia, Smirne, Efeso, Lampsakos e Kyzikos; poi ad Atene, e in tempi più recenti al distretto montuoso dell’Arcadia, dove si credeva localmente che Zeus fosse nato e che la creazione del genere umano avesse avuto luogo.

Rhea era rappresentata come Mater turrita, o turrigera o come la dea delle cime delle montagne, cavalcando un leone, e tenendo uno scettro in una mano e un cimbalo nell’altra; accanto a lei la luna e una stella.

Altre volte è seduta su un trono con un leone in grembo oppure al suo fianco, o in un carro trainato sempre da leoni o pantere.

(Libera rielaborazione  e adattamento da E. A. S.Murray. Manual of mythology : Greek and Roman, 1875)

Zeus divise il dominio del mondo dopo la vittoria sui titani. A Zeus stesso toccò il Cielo, ad Ade il Mondo Inferiore, Poseidone ebbe l'impero sui mari, ma Zeus avrebbe avuto la suprema autorità su tutti. Egli prese dimora sul'Olimpo, sempre avvolto dalle nebbie. Ma I Giganti, i terribili esseri generati dal sangue di Urano, scesero di nuovo in guerra e ne seguì una lotta lunga e faticosa. Tra i più valorosi vi furono Encelado, Reto e Mimai o Mimante, che, scagliarono contro il cielo massi di roccia e alberi in fiamme, sfidando Zeus.

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