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GLI SCHIAVI NELL’ANTICA GRECIA

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Ad Atene, il padre era autorizzato a fare ciò che voleva con i suoi figli. Poteva decidere se tenere il bambino in vita o esporlo il che significava metterlo in un vaso di argilla e lasciarlo morire o a essere preso e cresciuto da qualcun altro, che avrebbe potuto allevarlo e poi venderlo come schiavo. Molti bambini, soprattutto le bambine, venivano eliminati in questo modo. I bambini giocavano, proprio come i bambini di oggi con la palla (sphairai), i cerchi, le bambole, gli yo-yo e persino carri in miniatura. All'età di sette anni, i ragazzi ragazzi andavano a scuola. Le bambine, invece, venivano istruite dalle loro a casa a tessere e in altre attività domestiche. Gli insegnanti nell'antica Grecia erano chiamati grammatistes.
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L’altra faccia della civiltà ellenica: la schiavitù

 C’è un lato oscuro nella vita greca. L’arte ellenica, la cultura, la raffinatezza: tutte queste buone cose sono state piantate, come squisiti fiori esotici, sul terreno nero e rude della schiavitù.

Mercato di schiavi nell'Antica Grecia

Nello Stato ateniese mancavano del tutto i servi della gleba. Non per questo però il nome di άνδρες Ατεναίοι (uomini ateniesi) aveva quella universalità e supponeva quell’eguaglianza, che tanti scrittori vi ammirano ancora oggi, quasi dimenticando per un momento l’esistenza e la subordinazione dell’elemento servile. Gli schiavi erano molto numerosi in Grecia. Non è possibile fare una stima esatta del loro numero, ma si ritiene che superassero di gran lunga la popolazione libera. Quasi ogni cittadino libero era proprietario di uno schiavo.

Questi costituivano la maggioranza anche nella popolazione dello Stato ateniese, che nel suo fiore contava circa 365.000 schiavi su 500.000 abitanti, e, durante l’amministrazione macedone di Demetrio, 400.000 schiavi in confronto a 127.000 cittadini liberi.

L’economia schiavistica

Schiavi a Sparta

Ad Atene, così come nelle altre parti della Grecia, e in realtà in tutte le nazioni dell’antichità, gran parte dell’industria, soprattutto quella di carattere umile, era svolta dagli schiavi. Era considerata una vera e propria difficoltà dover andare d’accordo già con meno di mezza dozzina di loro.

Questa grande classe di schiavi si era formata in vari modi. Nel periodo preistorico, le fortune della guerra avevano portato l’intera popolazione di intere province alla condizione servile, come in alcune zone del Peloponneso. In epoca successiva, i comuni prigionieri di guerra aumentarono ulteriormente le file di questi sfortunati. Il loro numero fu anche largamente accresciuto dal traffico di esseri umani che si svolgeva con i popoli dell’Asia.  Le razzie di schiavi avvenivano a nord e c’erano regolari mercati di schiavi ad Atene e in molti altri luoghi della Grecia. Anche i criminali e i debitori erano spesso condannati alla servitù, mentre i trovatelli erano solitamente allevati come schiavi. Tutti questi potevano essere comprati e venduti come qualsiasi altra proprietà.

Il rapporto tra padrone e schiavo era considerato dai greci non solo legale, ma anche naturale. Una comunità libera, secondo loro, non poteva esistere senza la schiavitù. La relazione tra padrone e schiavo era considerata “strettamente analoga alla relazione tra anima e corpo”. Persino Aristotele e altri filosofi greci approvarono la massima secondo cui “gli schiavi erano semplicemente animali domestici dotati di intelligenza”. Nell’economia della famiglia erano considerati necessari quanto gli utensili da cucina.

Per noi oggi è relativamente più facile fare a meno degli schiavi, perché abbiamo macchine che fanno la maggior parte del lavoro più duro e ci permettono di produrre molto più velocemente. Aristotele se ne rese conto quando scrisse:

“Se ogni attrezzo, ad una determinata parola d’ordine, si mettesse a lavorare da solo, i datori di lavoro farebbero a meno degli operai e i padroni licenzierebbero i loro schiavi”. 

Diritti

Andromaca resa schiava, Frederic Leighton, 1888

Lo schiavo si trovava naturalmente escluso da tutti i diritti propri dei cittadini, verso i quali restava sotto ogni aspetto in condizione di inferiorità. Escluso in modo assoluto dalla famiglia politica, cui era estraneo anche per la sua origine straniera, non poteva in alcun modo partecipare allo Stato. Era obbligato bensì a contribuire alla difesa della polis , e nei maggiori pericoli era assunto indistintamente coi liberi per formare l’equipaggio delle navi da guerra.

 Alle cose sacre non poteva partecipare pienamente . Lo schiavo nei suoi rapporti diretti civili non aveva una personalità in giudizio.

Ad Atene gli schiavi erano però egualmente protetti dalla legge contro l’assassinio; sicché si può dire che, tenuti in conto di cose quanto alle loro azioni loro, venissero considerati come persone quanto agli atti illeciti altrui di cui potessero essere oggetto. I servi dello Stato erano per sempre sottratti all’arbitrio dei privati, cui non potevano esser venduti, e cui restava interdetto qualunque atto violento a loro riguardo, come riguardo agli schiavi di altri privati, rispetto ai quali Senofonte deplorava che, non essendo lecito agli uomini liberi di picchiarli, s’ incoraggiasse così la loro indisciplina.

Sorvegliare e punire

Tuttavia è Senofonte stesso a descriverci, nei suoi Detti memorabili per bocca di Socrate, le punizioni appropriate per gli schiavi che sono pigri e si comportano male. Il trattamento che descrive era probabilmente abbastanza comune:

Socrate: – Ma ora vediamo come i padroni trattano questi servi. Non li tengono forse a digiuno per contenere il loro appetito? Non chiudono a chiave le porte e i magazzini per impedire loro di rubare? Non li mettono in catene perché non possano scappare e non li frustano per combattere la loro pigrizia? Che cosa fate voi stessi ai vostri schiavi per curare questi loro difetti ?

Senofonte, Memorabili, II,. 1. 16

I figli degli schiavi

Il figli degli schiavi diventavano schiavi a loro volta e di proprietà del padrone, che poteva decidere di crescerlo o lasciarlo morire sul ciglio della strada, se pensava che non valesse la pena.

In alcune città greche, coloro che non erano in grado di pagare i loro debiti potevano essere venduti, con moglie e figli, come schiavi. Tuttavia, ad Atene questa pratica fu resa illegale.

In alcune città i padri potevano vendere i propri figli, anche una volta cresciuti. Ad Atene gli schiavi erano protetti dalla legge contro i maltrattamenti e non potevano essere puniti con più di cinquanta frustate. Molti di loro venivano accettati in casa e partecipavano alle preghiere della famiglia.

Trattamento

In generale, gli schiavi greci non erano trattati con eccessiva durezza, almeno giudicando dagli standard di umanità che prevalevano nel mondo antico. Alcuni arrivavano perfino ad occupare posti d’onore nella famiglia e godevano della fiducia e persino dell’amicizia del padrone. Tuttavia a Sparta, dove la schiavitù assunse la forma di servitù della gleba, la sorte dello schiavo era particolarmente dura e insopportabile.

Tavoletta votiva corinzia in terracotta a figure nere di schiavi che lavorano in miniera, datata alla fine del VII secolo a.C.

La miniere del Laurion

Lavorare alle miniere d’argento statali del Laurio era un inferno: il sistema era qui caratterizzato da una grande insensibilità nei confronti dello schiavo, legato alle condizioni del contratto abituale, che obbligava il contraente a pagare un affitto annuale pari alla metà del valore dello schiavo stesso (il che implica che le povere creature venivano sfruttate e finite rapidamente), e alla scadenza del contratto a restituire al proprietario semplicemente lo stesso numero di schiavi che erano stati assunti.

La loro vita qui era davvero miserabile. Squadre di un migliaio di schiavi lavoravano giorno e notte in turni di dodici ore. Le gallerie delle miniere erano alte appena un metro e i minatori dovevano lavorare in ginocchio o addirittura sdraiati per estrarre il minerale. Altri operai riempivano ceste di minerale e, piegati in due, le portavano nei pozzi principali e su per una scala a chiocciola fino alla superficie. Le miniere erano mal ventilate e gli incidenti dovuti al crollo del tetto della galleria erano frequenti, per cui la vita nelle miniere era molto dura e pericolosa. Gli schiavi disobbedienti o disonesti potevano essere mandati in miniera per un certo periodo di tempo come punizione.

Il valore di mercato di uno schiavo

La maggior parte dei lavori più duri e meno interessanti in Grecia era svolta dagli schiavi. Un uomo molto ricco poteva avere anche fino a un migliaio di schiavi, la maggior parte dei quali veniva affittata. Alcune famiglie ne avevano fino a una dozzina: un facchino, un cuoco, un pedagogo e alcune donne per i lavori domestici. La maggior parte dei Greci liberi era troppo povera per avere degli schiavi.

I mercati degli schiavi c’erano in quasi tutte le città, Atene compresa, e si rifornivano tutti dal nord in Tracia e  dalla Dalmazia, ma anche dall’Asia Minore.

Lo studioso Stephen Batchelor, nel suo libro The Ancient Greeks For Dummies ci riporta un listino di tariffe per un’asta di schiavi che ebbe luogo nel 415 a.C.:    

  • Una donna trace: 165 dracme    

  • Un uomo siriano: 240 dracme    

  • Un uomo scita: 144 dracme    

  •  Un bambino cariano: 72 dracme

Per dare un’idea dei prezzi, 1 dracma era il salario medio giornaliero di un lavoratore qualificato (circa 50 euro). I giovani maschi erano i più preziosi (e quindi i più costosi) perché potevano essere sfruttati più duramente e più a lungo e nel loro caso non c’era il rischio di gravidanze. Le persone anziane potrebbero avere un costo alto solo se erano ben istruite e spesso venivano acquistate per servire come precettori o tutor per i ragazzi.

Gli schiavi che fuggivano venivano puniti severamente e marchiati con un ferro rovente. Ad Atene uno schiavo fuggito da un padrone crudele poteva trovare un altro rifugio e il suo padrone era obbligato a rimetterlo in vendita.

Donne che impastano il pane mentre un suonatore di flauto tiene alto il ritmo della produzione.

Suddivisione del lavoro

Uno schiavo aveva diverse destinazioni e ruoli possibili:    

  • La maggior parte delle famiglie aveva almeno un oiketes, o schiavo domestico di base.    

  • Alcuni schiavi più qualificati lavoravano nelle imprese come vasai o altro tipo di artigianato.    

  •  Lo stato possedeva anche alcuni schiavi chiamati demosioi che svolgevano funzioni ufficiali, come coniare le monete o servire come impiegati nei tribunali.        

  • Le  “forze di polizia” ad Atene era composta anche dagli schiavi, i famosi “arcieri sciti”.

Testimoniare in un processo

Se uno schiavo erano tenuto a testimoniare in cause legali,  le sue dichiarazioni erano considerate valide solo se rese sotto tortura, perché si riteneva che altrimenti avrebbe sicuramente mentito per proteggersi, per corruzione o su promessa di libertà o altro.

 Entrambe le parti in una causa legale concordavano in anticipo la forma di tortura da applicare e in caso di successiva invalidità dello schiavo era previsto un risarcimento . Le torture tipiche includevano la cremagliera, il pestaggio e l’aceto che veniva versato su per il naso.

L’oratore Antifonte di Ramnunte, nel suo discorso, Per l’uccisione di Erode ( passi 29-32) ci fornisce il resoconto di una dichiarazione in un caso di omicidio, fornita sotto tortura da degli schiavi.

L’emancipazione

Stele funeraria di Mnesarete, figlia di Socrate; una giovane serva (a sinistra) è rivolta verso la padrona morta. Attica, 380 a.C. circa (Glyptothek, Monaco di Baviera)Gli schiavi potevano teoricamente essere affrancati o emancipati, ottenere la libertà per loro non accadeva tanto spesso, come invece succedeva nel’Impero Romano.

Gli schiavi liberati non potevano comunque ottenere la cittadinanza ateniese e diventavano metoikoi o meteci, cioé stranieri residenti nella polis.

La brillante civiltà dei Greci non sarebbe mai potuta esistere senza la schiavitù. La democrazia attica sarebbe stata impossibile, perché essi soli permettevano ai cittadini, di prendere parte agli affari pubblici. Troviamo un parallelo storico quasi esatto a tutto questo nell’aristocrazia feudale dell’Europa medievale. Una società di questo tipo può essere ben paragonata a una grande piramide, la cui cima riceve la luce dorata del sole, mentre la sua base giace nell’ombra. La civiltà dell’antica Grecia era splendida e attraente, ma gravava con un peso schiacciante su tutti gli ordini inferiori della società greca

(Fonti: Ancient Greece – L. F. Hobley, The Ancient Greeks For Dummies – Stephen Batchelor, Outlines of Greek History – William C. Morey, High school Ancient History, Greece and Rome, Philip Van Ness Myers,)

I meteci (in greco: Μέτοικος) erano gli stranieri residenti nella polis greca, per esempio da Atene. Esistevano in diverse città, tranne che a Sparta, che non accoglieva gli stranieri. Atene, per la sua ricchezza e preponderanza culturale, attirava molti forestieri che esercitavano mestieri come l'insegnante, l'artigiano, l'artista, il commerciante. In effetti, gran parte dell'economia ateniese era svolta dal meteco. Sebbene costituissero un'ampia fetta della popolazione, non avevano diritti politici e non potevano sposare cittadini greci. Dovevano anche pagare una tassa di soggiorno per vivere ad Atene, così come dovevano pagare un tributo per poter lavorare. Facevano anche il servizio militare come i cittadini ed erano considerati uomini liberi. Si dedicavano al commercio e alle attività manifatturiere.

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