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LE MUSE

Sarcofago in marmo con gara tra le Muse e le Sirene, III secolo d.C. Epoca Romana. Marmo, Pentelico. The Metropolitan Museum of Art, New York

Di tutte le divinità olimpiche, nessuna occupa una posizione più illustre delle Muse: le nove belle figlie di Zeus e Mnemosine.

Nella loro funzione originaria, esse presiedevano semplicemente alla musica, al canto e alla danza; ma con il progresso della civiltà, delle arti e delle scienze, le Muse divennero le patrone anche di queste discipline, e vediamo queste graziose creature, nei tempi successivi, condividere tra loro varie funzioni come numi tutelari della poesia, dell’astronomia, ecc.

Secondo Esiodo erano figlie di Zeus e di Mnemosyne, la memoria, e nate nella Pieria, terra posta sulle pendici orientali dell’Olimpo in Tessaglia. Amanti del canto e sempre liete, erano esse divinità benefiche, che facevan cessare ogni angustia e dimenticar ogni male. Pindaro raccontava che dopo la vittoria sui Titani, i Celesti pregarono il padre Giove affinchè pensasse a crear tali esseri, che fossero in grado di eternare coll’arte del canto le grandiose gesta degli Dei; e che allora Zeus generò con Mnemosine appunto le nove Muse, le quali sanno cantare il presente, il passato e l’avvenire e coi loro dolci canti, che Apollo suole accompagnare con la cetra, rallegrano l’ animo degli Dei , allorquando questi sono adunati nell’alto palazzo di Zeus sull’ Olimpo.

Le Muse erano onorate allo stesso modo, sia dai mortali che dagli immortali. Nell’Olimpo, dove Apollo era a capo del loro consesso, nessun banchetto o festa era considerato completo senza la loro presenza gioiosa, e sulla terra nessun festeggiamento di carattere profano o religioso veniva celebrato senza che venissero versate ad esse delle libagioni; né fu mai intrapreso alcun compito che implichi uno sforzo intellettuale, senza invocare sinceramente il loro aiuto. Esse dotarono i loro prediletti della conoscenza, della saggezza e della comprensione delle cose; elargivano all’oratore il dono dell’eloquenza, ispiravano al poeta i suoi pensieri più nobili e al musicista le sue più dolci armonie.

CalliopeLa sfida di Tamiri…

Come tante divinità greche, però, la raffinata concezione delle Muse è alquanto adombrata dall’asprezza con cui esse punivano ogni sforzo da parte dei mortali di rivaleggiare con i loro poteri divini. Un esempio di ciò lo si può vedere nel caso di Thamyris (Tamiri), un aedo tracio, che presumeva di poterle impudentemente sfidare ad una prova di abilità nella musica. Dopo averla vinta, esse non solo gli inflissero la cecità, ma lo privarono anche del potere stesso del canto.

La Musa Clio…e quella delle figlie di Piero

Un altro esempio del modo in cui gli dèi punivano la presunzione e la vanità degli uomini, è racchiuso nella storia delle figlie del re Piero. Orgogliose della perfezione a cui avevano portato la loro perizia musicale, queste fanciulle pretendevano anche esse di poter sfidare le stesse Muse nell’arte che esse presiedevano. La gara si svolse sul monte Elicona e si dice che quando le fanciulle mortali iniziarono il loro canto, il cielo divenne scuro e nebbioso, mentre quando le Muse alzarono le loro voci celesti, tutta la natura parve gioire e lo stesso monte Elicona si mosse con esultanza. Le Pieridi furono nettamente sconfitte e furono trasformate dalle Muse in uccelli canterini, come punizione per aver osato sfidare al confronto gli immortali.

La Musa Erato

X-Factor olimpico: le Muse contro le Sirene

Anche le Sirene parteciparono a un concorso simile. I canti delle Muse erano leali e veritieri, mentre quelli delle Sirene erano falsi e ingannevoli, e a causa di questi ultimi, tanti sfortunati marinai erano stati attirati in un destino di morte. Le Sirene furono sconfitte dalle Muse e in segno di umiliazione, furono private delle piume di cui erano adornati i loro corpi.

La dimora delle Muse

In origine le Muse erano ninfe delle sorgenti. Abitavano sulle cime dei monti Elicona, Parnaso e Pindo e amavano frequentare le sorgenti e le fontane che sgorgavano in mezzo a queste rocce, tutte sacre a loro e all’ispirazione poetica. La sede più antica del culto delle Muse era Pieria in Tracia, da dove avrebbero visto per la prima volta la luce del giorno. Pieria è un distretto posto su uno dei declivi in ​​pendenza sul Monte Olimpo; qui cui alcuni rivoli e ruscelli d’acqua, scorrendo verso le pianure sottostanti, producono quei suoni dolci e rilassanti che potrebbero forse aver suggerito agli antichi l’idea che questo luogo fosse la dimora adatta per delle divinità che presiedono al canto e che si compiacciono appunto dei luoghi solitari, ombrosi e irrigati da limpidi ruscelli.

Oltre a Pieria, altre regioni particolarmente celebri per il culto delle Muse erano Libetra e Pimplea, dove pure si diceva fosse nato il poeta Orfeo, l’altra era un bosco del monte Elicona nella Beozia meridionale, nelle cui vicinanze si trovava la fonte Aganippe. Un’altra fonte ancora, scaturita per un calcio del cavallo Pegaso, detta perciò la fonte del cavallo, Ippocrene, era situata più in alto, verso la cima del monte. Anche il monte Parnaso presso Delfi, nella Focide, era sacro ad Apollo e alla Muse e qui vicino scaturiva anche la sacra fonte Castalia.  Questa fonte scorreva tra due alte rocce sopra la città di Delfi e anticamente le sue acque venivano introdotte in una vasca quadrata di pietra, da dove la Pizia e i sacerdoti di Apollo potevano attingere per i loro rituali. Le libagioni dedicate a queste divinità consistevano in acqua, latte e miele, ma mai in vino.

EuterpeI nomi e campi di specializzazione

Propriamente le Muse si occupavano solo del canto, ma presto furono pensate anche come virtuose di strumenti musicali e come tali si vedono spesso rappresentate nelle opere d’arte, specialmente nelle pitture vascolari. Nei tempi più antichi compaiono sempre come un coro; solo più tardi a ognuna delle nove Muse (giacché nove è il numero più frequente, ma non mancano località e leggende in cui si parla di un numero diverso) fu assegnata una provincia speciale e il patrocinio di un particolare genere letterario.

I loro nomi e loro funzioni sono i seguenti:—

CALLIOPE

la più onorata delle Muse, presiedeva al canto eroico, alla poesia epica e all’elegia, ed è rappresentata con uno stilo in mano e una lavagnetta che tiene sulle ginocchia.

CLIO

musa della Storia e in generale della poesia narrativa, tiene in mano un rotolo di pergamena e indossa una corona di alloro.

Melpomene

MELPOMENE

musa della Tragedia, porta una maschera tragica.

TALIA

musa della Commedia, porta nella mano destra un bastone da pastore e ha accanto a sé una maschera comica.

PolimniaPOLIMNIA

musa degli Inni Sacri, Polinnia (Polyhymnia) rappresentava l’innografia (religiosa), con un carattere non ben definito, spesso confusa con Mnemosine. È sempre rappresentata con il capo cinto da una corona di alloro, in un atteggiamento di preghiera ed è interamente avvolta nelle ricche pieghe del suo drappeggio.

TERSICORE

la musa della lirica corale della danza e di quello che oggi chiamiamo rondò o roundelay, è rappresentata nell’atto di suonare con una lira a sette corde.

URANIA

musa dell’astronomia, più propriamente della poesia astronomica e in genere della didascalica, sta in posizione eretta e porta nella mano sinistra un globo celeste.

Urania

EUTERPE

la musa dell’Armonia, della poesia lirica e dell’aulodia (il suono del flauto), è rappresentata con in mano uno strumento musicale, solitamente proprio un flauto.

ERATO

la musa dell’Amore e dei canti imenei dunque nuziali, quindi anche della poesia amorosa in genere e poi anche della geometria e della mimica; indossa una corona d’alloro e suona le corde di una lira.

Le Camene dei Romani

Presso i Romani si veneravano certe ninfe delle fontane dette Camene, Casmene o Carmene, alle quali si attribuiva l’arte del canto e del divinare. Celebre tra esse la ninfa Egeria per i rapporti che ebbe con il re Numa. Pare fossero tutt’uno colle ninfe Carmente che formavano il corteo di Carmenta, la madre di Evandro; rappresentavano il canto degli oracoli, dei Fauni, dei vati. Allorché la mitologia greca invase Roma, le Muse si identificarono con le antiche Camene, sebbene il canto dei vaticini fosse ben diverso dal canto veramente poetico.

 

Le Muse nell’arte

Le Muse vengono menzionate nelle opere poetiche dell’antichità un’infinità di volte. È noto che i poeti epici solevano cominciare i loro poemi con l’invocazione alle Muse, uso che è stato accolto anche dai moderni, e negli epiteti di cui si servivano per richiamarle, mettevano in rilievo ora la dolcezza del loro canto, ora la bellezza del loro volto, ora l’eleganza degli ornamenti.

Frequenti erano poi le raffigurazioni delle Muse in istatue, rilievi vari o su monete e gemme. Le statue sopratutto erano assai numerose, giacché se n’adornavano non solo i templi delle stesse Muse, ma anche i teatri, le biblioteche, ecc.

Ogni musa aveva i suoi caratteri distintivi, come si è già detto. Quindi Clio un rotolo di carta e uno stilo; Calliope pure uno stilo o una cassa di libri, non sempre facile a distinguersi da Clio; Urania un globo celeste e una bacchetta; Melpomene e Talia le maschere tragica e comica; Tersicore la lira ed il lungo abito dei citaredi; Erato aveva anch’essa un grosso strumento a corda e un abito agitato dal vento; Euterpe il doppio flauto; Polinnia infine non aveva distintivi speciali ma era riconoscibile dall’abito grave e avvolgente e dall’aspetto serio.

Tra i monumenti ancora superstiti meritano il primo posto quelli che si trovano in Vaticano: le statue di Melpomene, Talia, Polinnia e Euterpe. La Polinnia vaticana rappresenta la Musa del Pantomimo, quale fu concepita nell’età romana. Un’altra Polinnia degna di nota è quella del Museo di Berlino (fig. 37), statua d’insigne bellezza, che la raffigura in atto di pensar nuovi inni.

Melpomene, Musei Vaticani

Melpomene, Musei Vaticani

Talia, Musei Vaticani

Talia, Musei Vaticani

Polimnia, Musei Vaticani

Polimnia, Musei Vaticani

Euterpe, Musei Vaticani

Euterpe, Musei Vaticani

 
 
 
 
Polimnia, Museo di Berlino

Polimnia, Museo di Berlino

 

Per quanto riguarda l’origine delle Muse, si dice, come abbiamo già accennato che esse furono create da Zeus per esaudire una richiesta da parte delle divinità, vittoriose dopo la guerra contro i Titani: dovevano infatti esistere alcune divinità speciali, per poter commemorare con i canti, le gesta gloriose degli dei dell’Olimpo.

(Libera rielaborazione  e adattamento da E. M. Berens. “The Myths and Legends of Ancient Greece and Rome”, 1880 e da Mitologia classica illustrata di Felice Ramorino, 1897)

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