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L’ALBA DI UNA CIVILTÀ – TRA STORIA E LEGGENDA

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L’invasione dorica è un’ipotesi avanzata dagli storici dell’antica Grecia per spiegare la discontinuità tra i dialetti e gli usi preclassici della Grecia meridionale e quelli della Grecia classica, chiamati “dori” dagli autori dell’Antichità. Secondo la tradizione, infatti, il popolo dei Dori si impadronì del Peloponneso a seguito di un colpo di stato interpretato come il “Ritorno degli Eraclidi”. Gli studiosi hanno a lungo visto questo mito come l’interpretazione di un evento reale che hanno chiamato l’invasione dorica.

Achille Trionfante-Franz von Matsch
Achille Trionfante, dipinto di Franz von Matsch, 1892
 

Cultura preistorica dei greci

L’invasione dorica viene generalmente considerata come una linea di demarcazione tra il periodo preistorico e quello storico vero e proprio della Grecia. Prima di questi eventi e di fatto per ben altri duecento anni dopo, non abbiamo una storia greca vera e propria. Ma sorge spontanea la domanda se si sappia veramente qualcosa degli usi, dei costumi e della cultura del popolo greco durante l’età preistorica e se questo antico popolo abbia lasciato un’influenza permanente sulla successiva civiltà dell’Ellade. Quello che sappiamo della più antica civiltà della Grecia, cioè la situazione della civiltà greca prima della cosiddetta migrazione dorica (e questo vale anche per il periodo successivo) deriva in gran parte dalle leggende, da monumenti, dai reperti archeologici e dalla prima poesia epica, principalmente quella attribuita a Omero a Esiodo.

Importanza delle Leggende

Ercole e L'Idra di Lerna - Ubaldo Gandolfi
Ercole e L'Idra di Lerna - Ubaldo Gandolfi

A volte si pensa che le leggende della Grecia più antica, non abbiano alcun valore storico, ma se questo punto di vista può essere considerato più o meno corretto, dipende molto da come ci approcciamo a questa tradizione orale o scritta. Se vogliamo basarci solo su resoconti di eventi reali e ben definiti, tutto questo materiale ha ovviamente scarso valore storico. Ma se li consideriamo come una rappresentazione delle idee, delle speranze, delle credenze e dell’identità stessa di quel popolo, allora tutto quel patrimonio acquista un grande valore.

Lo spirito della prima mentalità greca e della sua civiltà, ci viene rivelato tutto in queste storie della tradizione.
In essi vediamo custodita la fantasia primitiva di un popolo che in seguito divenne il maestro del pensiero astratto e della capacità d’immaginazione. Senza la conoscenza di queste leggende, gran parte della letteratura e dell’arte del periodo successivo sarebbe per noi incomprensibile.

I Miti dei fondatori di città

I Greci avvolgevano ogni luogo, ogni montagna, ogni torrente o valle, di un alone di mito e leggenda. Un importante gruppo di saghe della tradizione, si riferiva ai mitici fondatori di città. La fondazione di Atene, per esempio, fu attribuita a Cecrope, considerato da alcuni come nativo dell’Egitto; si dice che abbia introdotto in Attica le arti proprie della civiltà e in suo onore l’Acropoli fu dapprima chiamata Cecropia. Si credeva che Argo fosse stata fondata da un altro egiziano, di nome Danao, che fuggì in Grecia con le sue cinquanta figlie e che fu eletto dal popolo come proprio re, dando il nome ad un ramo della stirpe greca di Danai. Tebe, in Beozia, indicava Cadmo, un fenicio, come suo fondatore; si raccontava che avesse portato in Grecia la scrittura e da lui la cittadella di Tebe ricevette il nome di Cadmea. Il Peloponneso sarebbe stato colonizzato e avrebbe ricevuto il suo nome da Pelope, un frigio dell’Asia; divenne re di Micene e fu il padre di Atreo e nonno di Agamennone e Menelao, i capi nella guerra di Troia. Tali tradizioni mostrano che i primi greci avevano una certa consapevolezza della loro dipendenza dalle nazioni orientali.

Le Leggende degli eroi

Che i primi greci ammirassero l’abilità personale e le imprese valorose è evidente dalle numerose leggende che tessevano intorno ai nomi dei loro grandi eroi.
In queste storie fantastiche possiamo vedere i primi materiali della poesia greca futura. In essi leggiamo di atti di grande generosità, di immenso coraggio, di forza sovrumane e di avventure amorose.

Bellerofonte e Pegaso. Bertoldo Di Giovanni
Bellerofonte e Pegaso - Bertoldo Di Giovanni. Bronzo. Kunsthistorisches Museum, Vienna
 

Leggiamo di Perseo, l’uccisore della Gorgone Medusa, il mostro i cui riccioli erano in realtà serpenti attorcigliati e i cui sguardi trasformavano ogni oggetto o uomo in pietra. Conosciamo la storia di Bellerofonte, che uccise l’orribile Chimera e catturò il cavallo alato Pegaso, sul cui dorso cercò di ascendere al cielo. Apprendiamo la leggenda  di Minosse, re di Creta, che liberò il mare dai pirati e diede ai suoi sudditi un codice di leggi ricevuto da direttamente Zeus.

Ricordiamo la vicenda di Teseo, che liberò la terra dai briganti e Atene dal terribile tributo imposto dal re di Creta, il quale richiedeva il periodico sacrificio di sette giovani e sette fanciulle al mostro Minotauro. Ma il più grande degli eroi greci fu senza dubbio Eracle (L’Ercole dei latini). Tutti hanno letto sicuramente delle “dodici fatiche” di questo famoso gigante, delle prodigiose prove impostigli dal re di Micene con il consenso di Zeus. Il prototipo dell’Ercole greco si trova già in molti paesi orientali dell’Egitto, nella Fenicia, in Frigia e in Lidia. In questi luoghi il suo potere era legato a quello del sole, soprattutto in primavera. Ma la fantasia dei Greci trasformò il dio del sole d’Oriente in un eroe nazionale e gli conferì un carattere umano.

Saghe nazionali

Opliti greci 

Le leggende non sono limitate solo a luoghi particolari e a singoli eroi, ma hanno per soggetto anche imprese nazionali di interi popoli, segnate da coraggio e dalla forza di volontà che hanno fatto appello all’orgoglio e alla amor proprio di ogni vero Greco.

Uno di questi racconti descrive la cosiddetta “Spedizione degli Argonauti” un avventuroso viaggio di cinquanta eroi che salparono dalla Beozia sotto la guida di Giasone, con la nave Argo, allo scopo di recuperare il “vello d’oro” ‘ che fu portato via dalla Colchide, una terra lontana sulle rive dell’Eusino.

Un’altra leggenda, “I Sette contro Tebe”, narra la tragica storia di Edipo e della sua fedele figlia Antigone, storia che fu poi resa immortale dalla penna di Sofocle.

Ma la più famosa delle storie leggendarie della Grecia è quella che descrive la guerra di Troia, la spedizione militare dei Greci nella città omonima, per riprendere Elena, la bella moglie di Menelao re di Sparta, rapita da Paride, figlio del re Troiani. I dettagli di questa leggenda, con l’ira di Achille, le gesta di Ettore e Paride, le astuzie di Ulisse, la distruzione di Troia e il ritorno degli eroi, sono oggetto dei i grandi poemi epici attribuiti a Omero.

Tutte queste saghe, sia derivate da fonti straniere, sia prodotte sul suolo nativo, ricevettero l’impronta inconfondibile della fantasia greca e costituiscono una delle più grandi eredità dell’età preistorica, rivelando alcune delle caratteristiche del primo carattere ellenico.

(Libera traduzione dall’inglese, con successive aggiunte e integrazioni, da Outlines of Greek history: with a survey of ancient oriental nations di William Carey Morey, New York: American Book Company, 1903)

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Micene è un’antica città pre-ellenica dell’età del bronzo, situata nel sud del Peloponneso, in Grecia. La città occupa una collina, sopra la pianura agricola di Argo. È circondata da mura ciclopiche, fatte di enormi blocchi di calcare, come lo sono anche quelle delle città vicine, come Tirinto. Gli storici assegnano queste antiche città alla civiltà micenea. Questa antica città è stata classificata come patrimonio mondiale dell’UNESCO dal 1999.

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