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FLORA

La Primavera, Sandro Botticelli  (1445–1510). Sono presenti Flora, Venere, Cupido e Mercurio

Flora è un’antica divinità agraria d’Italia e di Roma il cui ruolo principale è quello di proteggere la fioritura dei cereali e degli alberi da frutto. È una ninfa delle Isole FortunateFlora è anche la dea venerata nella religione Wicca, la stregoneria floreale .

In Ovidio è equiparata alla ninfa greca Clori, che altrimenti non è attestata :

“E mentre parlava respirava dalla bocca rose primaverili: Cloris ero io che mi chiamo Flora.”

Ovidio, Fasti

Viene inseguita in primavera dall’incarnazione del vento dell’ovest Zefiro e diventa sua moglie.

Appartiene alla cerchia degli dei della vegetazione, degli dei della terra e dell’agricoltura, ed è imparentata con CerereDemetra e Tellus . Il suo culto può essere fatto risalire alle tribù degli Osci e dei Sabelli del medio AppenninoFlora era anche la dea della giovinezza e del gioioso godimento della vita, e infine anche della gravidanza, il cui simbolo è il fiore.

Si dice che il loro culto sia stato introdotto a Roma dal re sabino (come Fides) da Tito Tazio ; secondo altri, Numa Pompilio avrebbe istituito per lei il Flamen Floralis, che sebbene fosse un flamen minoris, la poneva nel novero delle quindici divinità che ne avevano uno proprio. Alle sue feste (Floralia) le persone decoravano le loro case e se stesse con fiori, le donne si vestivano con colori vivaci contrariamente all’usanza abituale, e le celebrazioni trascorrevano in canti, balli e nelle gioie della tavola. Dopo la prima guerra punica, la dea ebbe anche i propri giochi del circo, i ludi florales, che si svolgevano dal 28 aprile al 3 maggio , in cui al posto degli animali da preda feroci, veniva uccisa la cosiddetta piccola selvaggina: conigli, cervi, ecc. Anche le etère si spogliavano come incarnazione della dea e dei suoi seguaci davanti al pubblico.

Flora aveva due templi a Roma, uno sul Quirinale, l’altro vicino al Circo Massimo. Gli artisti hanno raffigurato Flora nello scenario di in una spiaggia greca primaverile e in un modo simile a quello di una Vergine in fiore e ornata di fiori. Tra le rappresentazioni scultoree, la più famosa è la cosiddetta Flora Farnese, una scultura in marmo di grandi dimensioni ora al Museo Archeologico Nazionale di Napoli

Il nome della Flora

Il nome Flōra discende dal proto-italico flōsā (“dea dei fiori”), esso stesso è una derivazione da flōs (“fiore”; cfr. latino flōs , flōris ‘fiore’). È affine alla dea osca dei fiori Fluusa , a dimostrazione che il culto era conosciuto più ampiamente tra i popoli italici. Il nome deriva in definitiva dal proto-indoeuropeo bleh₃ōs (“fioritura”).

Storia

La sua importanza risulta dal fatto che a Roma gli era stato dedicato appunto un particolare flamen (il Flamen Floralis) e che il suo santuario, già sacello, sorgeva sul vecchio Quirinale, presso il tempio di Quirino . Secondo Marco Varrone, il suo culto fu introdotto a Roma da Tito Tazio, re sabino associato a Romolo, contemporaneamente a Quirino.

A Roma le erano dedicati cinque giorni di festeggiamenti, i Floralies, istituiti per la prima volta nel 240 a.C., su consiglio dei libri sibillini. Il Senato li rese a cadenza annuale nel 114 a. C., dopo alcuni anni di carestia, naturalmente attribuiti all’ira della ninfa . Ogni anno nel mese di aprile si celebrava nelle feste agrarie destinate a favorire i raccolti. Senza il suo favore infatti, né la crescita di cereali, né di alberi da frutto era possibile. Successivamente fu dedicata ai fiori a cui diede il suo antico nome sabino (e non il contrario).

Il suo culto si trova nei paesi sabini così come in quelli sanniti, dove è associata a Cerere. Considerata una divinità della fertilità, in particolare dei fiori selvatici. È attraverso questi che viene assimilata alla dignità della fertilità, intesa nella sua accezione più ampia: è attraverso la fioritura delle piante selvatiche che le api svolgono il loro lavoro e danno vita a una natura lussureggiante in primavera.

La dea Flora svolge così nel mondo vegetale lo stesso ruolo essenziale di Venere nel mondo degli esseri animati, uomini e animali. Era spesso associata a Pomona.

Una leggenda la rende una cortigiana e benefattrice del popolo romano. Così, lo scrittore cristiano Lattanzio fa di Flora una cortigiana, una comune mortale dunque, che “ha lasciato in eredità al popolo romano l’immensa ricchezza derivata dalla sua dissolutezza e dall’incontinenza dei suoi concittadini”, a condizione che ogni anno a Roma si celebrassero, a suo nome, delle feste. Fu quindi divinizzata, ma per modestia fu fatta dea dei fiori e non fu più ricordata la sua origine di cortigiana.

Tuttavia, durante queste celebrazioni, le prostitute erano sotto i riflettori e nei cinque giorni di celebrazioni si recitavano farse e mimi licenziosi e itifallici, oltre ad esporre liberamente le nudità.

Questa tradizione probabilmente tarda non è priva di evocazioni, come fa notare Georges Dumézil, delle antiche relazioni che legano la fertilità e il piacere. A volte è stata identificata con Acca Larentia , che veniva anche essa presentata come una ricca cortigiana il cui legatario universale era stato il popolo romano.

Flora era sposata con Favonio, il dio del vento noto anche come Zefiro, e il suo compagno era Ercole.

Flora ottenne più importanza nella rinascita neopagana dell’Antichità tra gli umanisti del Rinascimento di quanto non avesse mai goduto nell’antica Roma.

Il mito di Ovidio

Ovidio legò il nome di Flora a un mito ellenico, supponendo che, in realtà, fosse una ninfa greca di nome Clori. In un giorno di primavera in cui Flora vagava per i campi, il dio del vento, Zefiro, la vide, se ne innamorò e la rapì e poi la sposò in pubbliche nozze. Zefiro concesse a Flora, come ricompensa e per il suo amore, il regno sui fiori, non solo su quelli dei giardini ma anche su quelli dei campi coltivati. 

Il miele è considerato uno dei doni che Flora ha fatto agli uomini, così come i semi di innumerevoli varietà di fiori. Nel narrare questa leggenda, di cui forse è l’inventore, Ovidio fa esplicito riferimento al rapimento di Orizia da parte di Borea. Questo rapimento è senza dubbio il suo modello, ma vi aggiunge un episodio singolare; è Flora che è all’origine della nascita di MarteGiunone infatti, irritata dalla nascita di Minerva, uscita spontaneamente dalla testa di Giove, volle concepire un figlio senza l’aiuto di un elemento maschile. Sì recò quindi da Flora, che gli diede un fiore, il cui semplice contatto sarebbe stato sufficiente per fecondare una donna. Fu così che Giunone, senza unirsi a Giove, partorì il dio il cui nome è quello del primo mese di primavera.

Posterità

Secondo Giovanni il Lidio (IV, 50-51), Flora era un nome sacro di Roma. Costantino diede anche a Nuova Roma, cioé Costantinopoli, il nome di Ἄνθουσα / Ánthousa, una trasposizione greca di Flora.

Nella Ballade des dames du temps jadis, il poeta Villon la cita, come cortigiana, per la sua bellezza.

Flora è la protagonista del balletto Il risveglio di Flora (Le Réveil de Flore) balletto anacreontico in un atto del 1894, con coreografie di Marius Petipa e musica di Riccardo Drigo, su libretto scritto da Petipa e Lev Ivanov. È menzionata anche in Nymphs and Shepherds di Henry Purcell .

Scultura

Ci sono diversi monumenti dedicati a Flora, ad esempio nei Musei Capitolini a Roma, a Valencia (Spagna) e Stettino (Szczecin – Polonia).

(Libera rielaborazione  e adattamento dalla versione multilingue di Wikipedia )

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