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ERACLE, UN TIPO ERCULEO

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Eracle, l’eroe più famoso dell’antichità, era il figlio di Zeus e Alcmena, e il pronipote di Perseo. Al momento della sua nascita Alcmena viveva a Tebe con suo marito Anfitrione, e così il piccolo Eracle nacque nel palazzo del suo patrigno. La donna fu sedotta da Zeus che le si presentò sotto l’aspetto del marito.

Consapevole della caparbietà con cui Hera perseguitava tutti coloro che rivaleggiavano con lei nell’amore di Zeus, Alcmena, temendo che questo odio si abbattesse sul suo bambino innocente, lo affidò poco dopo la sua nascita, alle cure di un servo fedele, con l’ordine di esporlo in un campo e di lasciarlo lì, sentendosi sicura del fatto che la divina prole di Zeus non sarebbe rimasta a lungo senza la protezione degli déi.

Poco dopo che il bambino fu così abbandonato, Hera e Atena passarono nelle vicinanze e furono attirate dalle sue grida. Atena prese in braccio il bimbo con compassione e convinse la regina del cielo a portarselo al seno per allattarlo; ma non appena questa lo fece, il bambino la morse, provocandole un dolore tale che ella lo gettò a terra con rabbia e lo lasciò lì sul posto. Atena, sempre più inteneritasi per il neonato, lo condusse da Alcmena, e la pregò di aver cura del povero piccolo trovatello.

Alcmena riconobbe subito suo figlio e accettò con gioia di occuparsene. Poco dopo Hera, con estremo sdegno, scoprì chi fosse in realtà quel fanciullo che aveva allattato e fu presa da una grande rabbia e gelosia. Allora inviò due serpenti velenosi nella camera di Alcmena, che si insinuarono, inosservati dalle balie, nella culla del bambino addormentato.

Questi si svegliò subito con un grido e, afferrando ognuno di quei rettili in ciascuna mano, li strangolò entrambi. Alcmena e le sue ancelle, udendo il grido del fanciullo che aveva destato anche loro, corsero alla culla dove, con loro stupore e terrore, videro i due rettili morti nelle mani dell’infante Eracle.

Il piccolo Ercole strangola facilmente i serpenti inviati da Era per ucciderlo. Peter Connolly

Anche Anfitrione entrò nella camera avendo udito tutto quel trambusto, e quando vide questa stupefacente prova di forza soprannaturale, dichiarò che il bambino doveva essergli stato inviato come dono speciale di Zeus. Di conseguenza consultò il famoso veggente Tiresia, che confermò appunto l’origine divina del suo figliastro e gli pronosticò un grande e illustre futuro.

Quando Anfitrione udì il destino che attendeva il nobile fanciullo affidato alle sue cure, decise di educarlo in modo degno della sua gloria futura. Appena raggiunta l’età adatta, gli insegnò lui stesso a guidare un carro; Eurito, lo istruì su come maneggiare l’arco; Autolico lo allenò con destrezza nel wrestling e nella boxe; Castore fu il suo maestro nell’arte della guerra con le armi; mentre Lino, figlio di Apollo, lo educava nella musica e nelle lettere.

Eracle era un allievo adatto; ma un’indebita durezza era intollerabile nel suo alto spirito, e il vecchio Lino, che non era il più mite dei maestri, un giorno cercò di correggerlo con tante di quelle percosse, che il ragazzo adirato, prese la sua lira e con un colpo del suo potente braccio, uccise il suo tutor sul posto. Temendo che l’indole ingovernabile del giovane potesse di nuovo coinvolgerlo in simili atti di violenza, Anfitrione lo mandò in campagna, dove lo pose sotto la custodia di uno dei suoi più fidati pastori. Qui, mentre cresceva fino all’età adulta, la sua straordinaria statura e la sua forza divennero la meraviglia e l’ammirazione di tutti. Il ragazzo era infallibile, sia con la lancia che con l’arco e all’età di diciotto anni era considerato il più forte e il più bel giovane di tutta la Grecia.

Continua: ERACLE AL BIVIO – II

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