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IL TEMPIO DI ARTEMIDE A EFESO

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Ricostruzione 3d del tempio

Il Tempio di Artemide (in greco : Ἀρτεμίσιον e in latino : Artemisium), anche meno comunemente noto come Tempio di Diana , era uno dei più antichi e famosi edifici sacri dell’Antica Grecia. Costruito intorno al 550 a.C. ad Efeso (l’attuale Turchia ) dalla dinastia achemenide dell’impero persiano. La struttura originale risale all’inizio del VI secolo a.C. e, secondo Plinio, la costruzione continuò per centoventi anni. All’interno di questo santuario c’era la statua di Artemide, un’opera di legno di vite alta due metri ricoperta d’argento e d’oro.

Il tempio era rispettato come luogo di rifugio: una tradizione tramandata nel mito, racconta infatti che le Amazzoni vi si rifugiarono inseguite sia da Ercole che da Dioniso.

Non è rimasto nulla di questo santuario, al tempo una delle sette meraviglie del mondo. Fu costruito dal re Creso su sottoscrizione popolare, ma anche lui donò con generosità una cospicua parte delle sue ricchezze per abbellire il santuario, e sullo stesso sito di un altro tempio che era andato distrutto nel VII secolo  a.C.

Il creatore della prima lista delle sette meraviglie del mondo, il poeta Antipatro di Sidone, scrisse:

Ho visto con i miei occhi le mura della splendida Babilonia, su cui viaggiano i carri, e la statua di Zeus dell’Alfeo, e i giardini pensili, e il colosso del Sole, e l’enorme opera delle alte piramidi e la vasta tomba di Mausolo; ma quando vidi la casa di Artemide, lì innalzarsi tra le nuvole, gli altri marmi persero il loro lustro, e dissi: nessun altro luogo, da quando sorse l’ Olimpo, è mai parso così grande alla luce del sole.

(Antipatro di Sidone, Antologia Palatina)

 

Ricostruzione 3D del Tempio

La descrizione più accurata del tempio di Artemide ci viene da Plinio il Vecchio. Plinio descrive un edificio lungo 377 piedi (115 metri) e largo 180 piedi (55 metri), realizzato interamente in marmo. Aveva 127 colonne in stile ionico antico, alte 60 piedi (circa venti metri), scanalate con un bordo acuto, in stile dorico.

Senofonte di Efeso nel suo romanzo Efesiaca, del II secolo, descrive la processione che si teneva durante la festa in onore di Artemide, che scorreva tra la città e il tempio, a una distanza di sette stadi. Nel corteo sfilavano tutte le ragazze della città con eleganti ornamenti e gli efebi. Prima di tutto portavano gli oggetti sacri, le fiaccole, le ceste con le offerte e l’incenso; poi cavalli, cani e armi e utensili per la  caccia.

Nell’anno 356 a.C. (la stessa notte, si dice, in cui nacque Alessandro il Grande), un giovane ambizioso, di nome Erostrato – un pastore – diede fuoco all’edificio, semplicemente con lo scopo di rendere immortale il proprio nome. Il tetto della struttura era di cedro e questa, probabilmente, fu l’unica parte che andò distrutta.

Fu restaurato con un aspetto ancora più splendido di prima. Alessandro desiderava avere l’onore di ricostruire il tempio e propose agli Efesini di realizzare l’opera, a condizione che gli fosse permesso di iscrivervi il suo nome. Gli Efesini rifiutarono cordialmente rispondendo che non era giusto che una divinità erigesse un tempio a un’altra. Alessandro dovette accontentarsi di collocare all’interno del santuario il proprio ritratto, opera di Apelle che costò all’incirca l’equivalente di 250.000 euro.

Sembra che Alessandro abbia fatto un’offerta simile ai sacerdoti del tempio di Atena Poliade a Priene, una città della Caria, poiché è stata trovata una tavoletta su cui è inciso il nome di Alessandro come dedicatario. La lastra è conservata al British Museum.  

Il valore dei doni fatti al tempio era al di là di ogni possibile calcolo: re e governanti facevano a gara per fare splendide donazioni. Pittori e scultori non vedevano l’ora che i loro capolavori trovassero posto tra le sue mura, tanto che il tempio divenne una grande galleria nazionale di dipinti e statue.

La Signora di Efeso - a sinistra, statua del I secolo al Museo di Efeso, e un'incisione del XVIII secolo - a destra - che riproduce una copia romana di una statua di Artemide del periodo Geometrico

La sacralità del tempio era così inviolabile che in ogni momento, e soprattutto in tempi di tumulti e di pericolo, le proprietà e i tesori venivano custoditi al suo interno come deposito sicuro.

Divine Sacred Bank and Credit

I templi greci erano, in un certo senso, delle banche di deposito. Contenevano camere speciali o blindate per la custodia degli oggetti di valore. I cumuli di reliquie d’oro e d’argento scoperti da Luigi Palma Di Cesnola a Capo Sounium, nell’isola di Cipro, furono rinvenuti nei sotterranei segreti di un grande tempio. I sacerdoti spesso prestavano a interesse il denaro depositato presso di loro; le entrate provenienti da questa fonte si aggiungevano a quelle delle terre affittate del tempio e alle decime dei bottini di guerra, per far fronte alle spese dei servizi del santuario.

Possiamo paragonare la ricchezza degli antichi templi a quella delle chiese medievali: “Gli dei erano i più ricchi capitalisti” qualcuno ha detto. Di solito la proprietà dei templi in Grecia era gestita esclusivamente dai sacerdoti; il tesoro del Partenone di Atene costituiva un’eccezione a questa regola. Questo tesoro infatti apparteneva allo Stato ed era controllato e gestito con la consultazione de popolo, mediante votazioni. Anche la proprietà personale della dea, il drappeggio d’oro della statua, che valeva da solo circa 2 milioni di euro, poteva essere usato in caso di grande necessità, ma doveva essere sostituito a tempo debito e con un equo interesse.

Ma le ricchezze del santuario si rivelarono una tentazione troppo grande per l’imperatore romano Nerone. Egli rischiò di incorrere nell’ira della grande Artemide o Diana e derubò il tempio di molte statue e di una grande quantità d’oro. Più tardi (nel 262 d.C.), i barbari Goti si arricchirono con il bottino del santuario.

Il tempio stesso non se la passò meglio dei tesori che custodiva. I Goti stessi lo lasciarono in rovina e, molto tempo dopo, alcune delle celebri colonne di diaspro furono trasportate, per ordine dell’imperatore Giustiniano, a Bisanzio, dove oggi si erge la cupola di Santa Sofia, un tempo la chiesa più nota, oggi la moschea più famosa di tutto l’Oriente. Altre colonne di questa rovina sono state portate in Italia e utilizzate in chiese cristiane.

Modellino che ricostruisce il Tempio di Artemide di Efeso, con al centro la statua della dea

Il sito del tempio è caduto nell’oblio per molti secoli, ma nel 1871 John Turtle Wood, un archeologo inglese, portò alla luce porzioni dell’antica pavimentazione e frammenti di scultura, che ora possono essere ammirati al British Museum.

La Selçuk Artemis Culture , Arts and Education Foundation ha in programma di costruire l’ Artemision per la terza volta nella storia. Il nuovo tempio, che manterrà le stesse dimensioni del suo predecessore, sarà costruito in un’area chiamata Kurutepe, a 1.500 metri dalla posizione originale di quello antico, con un budget di 150 milioni di dollari.

Il tempio è citato negli Atti degli Apostoli, in particolare per il tumulto ivi innescato dalla predicazione di Paolo di Tarso .

Nel fumetto “Zio Paperone e il tesoro di Creso”, scritto e disegnato nel 1995 da Don Rosa per la Disney, Paperone ricostruisce il Tempio di Artemide di Efeso.

(Libera traduzione da “Ancient History, Greece and Rome” di Philip Van Ness Meyers, Toronto, 1901, con aggiunte, aggiornamenti e integrazioni)

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