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LA GUERRA DI TROIA – 25 – ACHILLE DI NUOVO IN CAMPO

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Su richiesta di Teti, Efesto ha creato un nuovo set di armature per Achille, incluso uno scudo magnificamente lavorato. Al mattino, Agamennone dà ad Achille tutti i doni promessi, inclusa Briseide, ma Achille rimane indifferente a tutto ciò. Achille digiuna mentre gli Achei consumano il loro pasto, indossa la sua nuova armatura e impugna la sua grande lancia. Il suo cavallo Xanto profetizza ad Achille la sua morte. Achille guida il suo carro in battaglia.
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Infinity War

Nella battaglia che ora stava per cominciare, molti degli dèi presero parte attiva, dopo che Zeus, durante un concilio sul monte Olimpo, aveva dato a tuti loro il permesso di farlo. Scesi nella pianura davanti a Troia corsero in fretta, Hera, Atena, Poseidone, Ermes ed Efesto si schierarono dalla parte dei Greci, Ares, Apollo, Afrodite, Artemide, Latona e il dio fluviale, Xanto, andarono in aiuto dei Troiani.

Nel frattempo Achille, precipitatosi in campo, si tuffò nel vivo della battaglia, cercando avidamente Ettore. Ma prima incontrò Enea, che era stato esortato da Apollo ad andargli incontro. Achille avvertì l’eroe troiano di ritirarsi dalla battaglia.

“Già una volta”, disse, “ti ho costretto a fuggire davanti alla mia lancia, correndo veloce lungo i pendii di Ida. Ti consiglio ora di ritirarti, perché non ti accada del male”.

Enea rispose che si sarebbe spaventato a tal punto, come se fosse un ragazzo imberbe. «Io sono figlio della dea Afrodite», disse, «e mio padre, Anchise, discende da Zeus stesso. Non siamo qui, tuttavia, per parlare, ma per combattere, e le parole non mi distoglieranno dal mio scopo”.

Poseidone tra in salvo Enea dallo scontro con Achille
Poseidone tra in salvo Enea dallo scontro con Achille

Enea si salva grazie ai santi in Paradiso

Così dicendo, Enea scagliò la sua lancia. Colpì lo scudo di Achille con un suono squillante e passò attraverso due delle sue pieghe.

Achille ora lanciava il suo pesante giavellotto. Trapassando lo scudo di Enea, il colpo emise uno schiantò, ma, mentre l’eroe si chinava per evitarlo, la lancia passò sopra la sua spalla e si tuffò in profondità nella terra. Poi, con la spada in mano, il capo mirmidonio si precipitò furioso su Enea. Probabilmente lo avrebbe ucciso, se Poseidone non fosse intervenuto. Il dio dell’oceano infatti sparse una nebbia sugli occhi del guerriero greco e trasportò via Enea in salvo in fondo al campo di battaglia. Il principe troiano fu così salvato perché la stirpe dei Dardani, a cui apparteneva, era amata da Zeus. Inoltre fu decretato dalle Parche che il figlio di Anchise avrebbe, in tempi successivi, governato un popolo troiano, e che i figli dei suoi figli avrebbero regnato dopo di lui.

Avendo messo fuori pericolo Enea, Poseidone tolse la nebbia dagli occhi di Achille. L’eroe, guardandosi intorno, si stupì di non vedere il nemico con il quale, solo un istante prima, era stato in feroce conflitto. Ma non indugiò a ripensare a questo strano avvenimento. Precipitandosi in mezzo ai Troiani, colpì un guerriero dopo l’altro, mentre arrivavano alla portata della sua lancia. Tra loro c’era Polidoro, il figlio più giovane di Priamo. Suo padre gli aveva proibito di andare in battaglia, perché lo amava più di tutti i suoi figli. Ma Polidoro era un giovane coraggioso, e voleva mostrare la sua rapidità, perché in velocità superava tutti i giovani di Troia.

Ora Ettore era stato avvertito da Apollo di evitare di incontrare Achille, ma quando vide il suo giovane fratello ucciso, non riuscì più a tenersi in disparte. Si precipitò dunque in avanti per attaccare il figlio di Teti. Non appena Achille vide il capo troiano, balzò verso di lui gridando:

“Avvicinati per poter morire prima.”

Omero, Iliade , Libro XX.

Ettore rispose con parole di sfida, e poi brandì e scagliò la sua lancia. Ma Atena l’ha deviò e questa mancò la mira. Allora Achille, con un grido selvaggio, si precipitò contro il suo nemico. Apollo venne quindi in soccorso, coprendo l’eroe troiano con un velo di nubi e portandolo via dal conflitto. L’infuriato Achille colpì più e più volte la fitta nebbia con la sua spada, e ad alta voce rimproverò Ettore per quella che sembrava essere la sua fuga vile.

Achille sterminatore…e inquinatore

Iliade, Clément Gontier
Iliade, Clément Gontier

L’eroe infuriato allora attaccò i Troiani così selvaggiamente che essi fuggirono davanti a lui terrorizzati. Alcuni si precipitarono verso le porte della città, altri fino allo Xanto, in cui si tuffarono in numero tale che il fiume si riempì presto di una folla di destrieri e di uomini.

Ma ora il terribile capo mirmidonio discese dal suo carro, e con la spada in mano inseguì i Troiani nell’acqua. Là ne uccise così tanti che il fiume si ostruì per via dei corpi dei morti. Il dio fluviale, adirato, chiamò a gran voce Achille dalle profondità delle acque, dicendogli che se intendeva distruggere tutta la stirpe troiana, doveva farlo in pianura, e non bloccare il flusso del suo corso al mare.

Achille rispose che non avrebbe cessato di uccidere i Troiani che avevano infranto i trattati fino a quando non fossero stati puniti come meritavano. A questo punto il dio del fiume divenne così infuriato che mandò le sue acque con una forza tremenda contro l’eroe. Le onde ora si sollevavano intorno ad Achille, battendo sul suo scudo e sferzandolo così violentemente che correva il pericolo di essere sopraffatto. Si salvò solo afferrando il ramo di un olmo che cresceva sulla sponda del fiume, e guadagnando così la riva. Allora il dio adirato, levandosi con maggior furore, spazzò i suoi possenti flutti sulla pianura. L’eroe greco tentò coraggiosamente di combattere questo nuovo nemico, ma il suo valore e le sue armi erano impotenti contro un simile attacco.

Fiamme d’inferno! No! Di Efesto!

Achille allora chiese aiuto agli dei, e Poseidone e Atena vennero e lo incoraggiarono, dicendogli che non doveva darsi così per vinto. Tuttavia, poiché Xanto invitò suo fratello fiume, Simoenta, a unirsi a lui in difesa della nobile città di re Priamo, si sarebbe messa male per i Greci, se Efesto non fosse venuto in loro aiuto. A richiesta di Hera, il dio del fuoco mandò una grande quantità di fiamme che bruciarono e seccarono la pianura, incendiando gli alberi e i canneti sulle rive dei fiumi. Efesto poi iniziò a prosciugare anche i fiumi stessi. Quindi Xanto si spaventò e implorò pietà, promettendo che non avrebbe più interferito nella lotta da nessuna delle due parti.

Tuttavia, fu solo quando Hera lo pregò di farlo, che Efesto ritirò le sue fiamme, e ai fiumi fu permesso di scorrere di nuovo in pace e sicurezza. Achille rinnovò quindi il suo attacco ai Troiani

Marte prende le botte e la sua ragazza lo soccorre

Achille, illustrazione di PTimm, deviantart.com
Achille, illustrazione di PTimm, deviantart.com

Anche gli dei si precipitarono nel conflitto. Ares scagliò la sua lancia di bronzo contro Atena, ma con la sua terribile Egida, la dea respinse il colpo. Allora Atena sollevò una grossa pietra grezza e la scagliò contro Ares, colpendolo al collo, e stendendolo a terra privo di sensi.

Afrodite si affrettò a soccorrere il dio ferito e prendendolo per mano, lo condusse via mentre egli gemeva di dolore. Hera, che era stata spettatrice del combattimento, si avvicinò ora ad Atena e la esortò ad attaccare Afrodite. Ella acconsentì volentieri a fare come desiderava la regina del cielo. Seguendo la dea della bellezza, Atena le diede un potente colpo sul petto, gettandola prostrata a terra.

Nello stesso momento Poseidone sfidò Apollo a combattere. Gli ricordò anche la condotta di re Laomedonte nei confronti di entrambi, molti anni prima, e lo rimproverò di essere ora dalla parte dei discendenti di quel re infedele. Ma Apollo si rifiutò di duellare con il dio dell’oceano, continuando invece ad aiutare i Troiani

Apollo beffa Achille

Achille aveva spinto gli avversari terrorizzati fin sotto le loro mura, e il re Priamo aveva ordinato di aprire le porte per far entrare le schiere in fuga. Una moltitudine di loro si precipitarono dentro, mentre il furioso figlio di Teti avanzava da dietro. Era un momento di pericolo per Troia, e i Greci avrebbero presto potuto prendere la città, se Apollo non avesse incoraggiato il giovane Agenore, figlio di Antenore, ad attaccare Achille. L’intrepido giovane avanzò e scagliò la sua lancia, colpendo l’eroe al ginocchio. Ma non poteva perforare l’armatura che Efesto aveva costruito. 

Allora il capo greco mirò ad Agenore, e di nuovo Apollo venne in soccorso, nascondendo il giovane troiano in un velo di tenebra e portandolo via sano e salvo. Ma in un istante il dio tornò e, prendendo su di sé la forma e l’aspetto di Agenore stesso, si fermò per un momento davanti ad Achille. Poi si voltò e fuggì lungo la pianura, seguito velocemente dal greco infuriato. Così Apollo diede ai Troiani il tempo di entrare in città e chiuderne le porte.

(Libera riduzione e traduzione da Michael Clarke, The Story of Troy, 1897)

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Quando Apollo si rivela ad Achille, i Troiani si sono ritirati in città, tutti tranne Ettore, il quale, avendo ignorato due volte i consigli di Polidama, sente la vergogna della disfatta e decide di affrontare Achille, nonostante le suppliche dei suoi genitori, Priamo ed Ecuba. Quando Achille si avvicina, la volontà di Ettore viene meno e viene inseguito per la città da Achille. Alla fine, Atena lo induce a fermarsi e lui si gira per affrontare il suo avversario. Dopo un breve duello, Achille trafigge Ettore al collo. Prima di morire, Ettore ricorda ad Achille che anche lui è destinato a morire in guerra. Achille prende il corpo di Ettore e lo disonora trascinandolo dietro il suo carro.

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