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LA GUERRA DI TROIA – 40 – IL RITORNO DEGLI EROI

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Gli Achei entrarono nella città e uccisero la popolazione mentre era addormentata. Ne seguì un grande massacro che continuò fino al giorno dopo. I troiani, spinti dalla disperazione, reagirono ferocemente, nonostante fossero disorganizzati e senza leader. Nel corso dei furiosi combattimenti, alcuni indossarono le armature dei nemici caduti e lanciarono contrattacchi a sorpresa nei caotici scontri per le strade. Altri difensori della città, lanciarono tegole e qualsiasi altra cosa fosse pesante sugli attaccanti che erano davvero scatenati. Le prospettive erano comunque senza speranza, e alla fine i difensori rimasti furono trucidati e Troia interamente distrutta.
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I Nostoi: i ritorni degli eroi

Grande fu la gioia dei Greci per aver finalmente portato a termine con successo la lunga e terribile guerra: sebbene nel corso dei dieci anni del conflitto avessero subito molte perdite, alla fine avevano sconfitto e distrutto il nemico, e si erano impadroniti di tutte le ricchezze della ricca città di Troia. 

Ora attendevano con piacere la prospettiva di un sicuro ritorno alle loro case e alle loro famiglie, che non vedevano da molto tempo. Ma per alcuni di loro, come vedremo, questa felice speranza non si realizzò mai.

Agamennone

Agamennone, costume per 'Ifigenia in Aulide' di Jean Racine
Agamennone, costume per 'Ifigenia in Aulide' di Jean Racine

Il più sfortunato di tutti fu Agamennone. Riuscì a far ritorno con successo presso il suo regno e nella città di Micene, ma fu lì crudelmente assassinato da Egisto, un suo parente, che sua moglie, Clitennestra, aveva sposato durante la sua assenza.

Egisto progettò una trappola.
Scelse tra il popolo venti uomini,
i più coraggiosi, e li tenne nascosti,
e diede l’ordine che gli altri preparassero
un banchetto. Poi con carri e con destrieri
e con un proposito mortale nel cuore,
andò e, incontrando Agamennone, invitò
il capo del popolo al banchetto,
e lo uccise alla mensa.

Omero, Odissea , Libro IV

Cassandra 

La principessa troiana Cassandra, che accompagnò Agamennone a Micene, lo aveva avvertito del suo destino, ma come al solito le sue parole furono ignorate, ed ella stessa fu uccisa insieme allo sfortunato re. 

Infatti quando Agamennone e Cassandra tornarono a Micene, Clitennestra chiese al marito di camminare su un lunghissimo tappeto rosso che dal porto di Micene conduceva alla reggia, fatto stendere in onore del re vincitore che tornava. Il colore rosso simboleggiava gli dei. Nonostante Cassandra lo avesse ripetutamente avvertito di non farlo, il re la ignorò e attraversò ugualmente quel tappeto, commettendo così un sacrilegio. Entrambi furono uccisi da Egisto.

Oreste, Alexandre Cabanel, 1846
Oreste, Alexandre Cabanel, 1846

Oreste: la vendetta postuma di Agamennone

Agamennone aveva un figlio di nome Oreste, che allora era solo un ragazzo, ed Egisto intendeva uccidere anche lui, ma la sorella del giovane, Elettra, riuscì a mandarlo di nascosto alla corte di suo zio, Strofio, re della Focide. Qui fu accolto e allevato affettuosamente. Il suo amico inseparabile era suo cugino Pilade, figlio di Strofio, e la loro amicizia reciproca era così forte che divenne famosa nei canti e nelle leggende.

Quando Oreste raggiunse gli anni della virilità, decise di punire gli assassini di suo padre. A questo scopo andò a Micene, portando con sé il suo amico e compagno Pilade;  avendo ottenuto l’ammissione al palazzo reale, uccise Egisto.

Sette anni nella ricca Micene regnò,
E l’ottavo, per la sua distruzione, venne
Il nobile Oreste, appena tornato
Da Atene, e stermina quell’uomo sanguinario,
L’astuto e disgraziato Egisto, per mano di quale
Cadde il suo illustre padre.

Omero , Odissea , Libro III

Poiché Clitennestra aveva preso parte all’omicidio di Agamennone, Oreste uccise anche lei. Questo delitto provocò l’ira degli dèi, e a Oreste fu comandato di recarsi presso l’oracolo di Apollo, a Delfi, per sapere quale punizione avrebbe dovuto subire per il suo crimine. Obbedì, e l’oracolo gli disse che doveva portare in Grecia una statua di Artemide che si trovava in un suo tempio nella Tauride.

Ifigenia in Tauride, Ferdinand Leeke, 1923
Ifigenia in Tauride, Ferdinand Leeke, 1923

Il ritrovamento di Ifigenia

Si trattava di un’impresa pericolosa, perché il re della Tauride aveva l’abitudine di sacrificare in quello stesso tempio tutti gli stranieri che si trovavano nel suo paese. Tuttavia Oreste si recò ugualmente in quel regno, accompagnato, come al solito, dal suo sempre fedele amico Pilade

Appena giunti furono catturati, portati davanti al re e condannati al sacrificio. Ma Oreste scoprì, con sua sorpresa e gioia, che la sacerdotessa del tempio era sua sorella, Ifigenia, la quale, come si ricorderà, era stata portata via molti anni prima dalla stessa Artemide, quando stava per essere sacrificata dai Greci in Aulide. Con l’aiuto della sorella ritrovata, i due amici non solo fuggirono dalla Tauride, ma portarono via la statuetta e Ifigenia tornò con loro in GreciaOreste salì al trono di suo padre, e come re di Micene visse e regnò molti anni in prosperità e felicità.

Menelao

Menelao tornò nel suo regno di Sparta con la moglie Elena, ma ebbe molte peregrinazioni e avventure. Fu trattenuto per qualche tempo da venti sfavorevoli su un’isola vicino alla costa dell’Egitto, e forse non sarebbe mai tornato a casa se non fosse stato per il consiglio ricevuto da Proteo, uno degli dèi del mare. 

Menelao e Elena
Menelao e Elena

Non fu facile ottenere da lui le informazioni necessarie: era infatti molto difficile trovarlo, e ancora più difficile convincerlo a rispondere alle domande, perché cambiava rapidamente forma, e così sfuggiva a tutti coloro che venivano a consultarlo. 

Ma Menelao ebbe la fortuna di incontrare una ninfa delle acque di nome Idotea, figlia di Proteo, e lei gli indicò cosa doveva fare. C’era una certa grotta, in cui il Vecchio del Mare, come veniva talvolta chiamato Proteo, veniva ogni giorno a mezzogiorno a dormire. Idotea disse a Menelao che avrebbe trovato lì il vecchio, e che doveva afferrarlo rapidamente con le braccia e tenerlo fermo nonostante tutti i suoi cambiamenti, finché non avesse preso la forma in cui era apparso per la prima volta. Quindi avrebbe risposto a qualsiasi domanda gli fosse rivolta.

“Non appena lo vedrai adagiato a riposo, sforzati
Con la tua massima forza di tenerlo fermo lì, però
Si agiterà e lotterà per sfuggire alle tue mani;
Perché proverà tutti gli stratagemmi e prenderà
La forma di ogni rettile sulla terra,
E si trasformerà in acqua e in fiamma furiosa,
-Eppure tu tienilo fermo e ancora di più,
Rendi più stretti i nodi. Quando di nuovo prenderà
La forma in cui l’hai visto addormentato,
Desisti dalla forza e sciogli le corde che legavano
L’antico profeta. Chiedigli quale dio
Ti affligge così, e con quali mezzi attraversare
L’abisso dei mari e ritrovare la tua casa.”

Omero , Odissea , Libro IV

Menelao seguì queste indicazioni, portando con sé tre dei suoi più valorosi guerrieri, come consigliato anche da Idotea. Questi trovarono Proteo e precipitandosi su di lui, lo afferrarono e lo tennero saldamente in pugno, sebbene egli si sforzasse di scappare.

Per prima cosa ha preso la forma
Di un leone con la criniera, di un serpente poi,
Poi di una pantera, poi di un enorme cinghiale,
Poi si è trasformato in acqua corrente, poi è diventato
Un albero alto e pieno di foglie. Con cuori risoluti
Lo abbiamo tenuto fermo, finché il vecchio veggente
Fu domato, nonostante tutte le sue astuzie.

Omero, Odissea, Libro IV

Allora il Vecchio del Mare disse a Menelao che doveva andare in Egitto, al fiume, e offrire sacrifici agli dèi, i quali gli avrebbero concesso via libera nel suo viaggio di ritorno, che sarebbe stato rapido e sicuro. 

Il capo greco fece come aveva detto Proteo e la profezia fu adempiuta. Presto raggiunse la sua casa a Sparta, dove, con la sua famosa regina, Elena, trascorse il resto della sua vita felicemente.

Idomeneo

Placido Domingo nell'Opera, Idomeneo Re di Creta, di Mozart
Placido Domingo nell'Opera, Idomeneo Re di Creta, di Mozart

Idomeneo, il re guerriero di Creta, raggiunse sano e salvo il suo regno insulare.

Idomeneo riportò a Creta
Tutti i suoi compagni sopravvissuti alla guerra;
Il mare non si prese nessuno di loro.

Omero, Odissea , Libro III.

Ma al suo arrivo nell’isola si verificò un triste evento. Durante il suo viaggio di ritorno ci fu una terribile tempesta e Idomeneo temeva molto che la sua flotta potesse essere distrutta. Quindi fece voto che se le sue navi fossero sfuggite al naufragio, avrebbe sacrificato a Poseidone la prima creatura vivente che avesse incontrato sbarcando nella sua patria. 

Purtroppo questi fu suo figlio, sceso sulla riva per ricevere e accogliere suo padre. Idomeneo, sebbene sopraffatto dal dolore, mantenne comunque la sua promessa fatta al dio, ma i cretesi furono così indignati per quell’atto disumano che lo bandirono dall’isola.

Era stata diffusa una voce volante
Quel feroce Idomeneo di Creta fuggì,
Espulso ed esiliato.
Virgilio.

Così cacciato dal proprio paese Idomeneo navigò verso occidente, finché giunse sulla costa meridionale dell’Italia, dove fondò la città e la colonia di Sallenzia, e visse fino all’età più avanzata.

Aiace Oileo

Aiace Oileo e Poseidone
Aiace Oileo e Poseidone

Il destino di Aiace Oileo, re di Locri, fu terribile quasi quanto quello di Agamennone. Nella notte della distruzione di Troia egli aveva crudelmente profanato la principessa Cassandra, che trascinò fuori dall’altare del tempio di Atena, nel quale essa si era rifugiata. Anche gli stessi greci furono sconvolti da quel crimine e minacciarono di punirlo per questo. 

Tuttavia, gli fu permesso di salpare per la Grecia. Ma Atena prese in prestito da Zeus i suoi fulmini fiammeggianti e ottenuto il permesso da Poseidone, sollevò una furiosa tempesta, che distrusse la nave del re locrese. 

Lui stesso nuotò fino a una roccia e mentre sedeva lì, gridò con aria di sfida che era al sicuro nonostante tutti gli dei. Questo insulto agli immortali provocò su di lui l’ira di Poseidone, il quale, colpì la roccia con il suo terribile tridente,

Aveva detto che lui, a dispetto di tutti gli dèi, si sarebbe salvato
Al sicuro da quelle onde grandi come montagne. 
Quando Nettuno udì
La sfida del vanaglorioso, all’istante
La sua forte morte sul tridente, percosse la roccia
E l’ha spaccò alla base. Parte rimase in piedi,
Parte cadde nel profondo. Là Aiace sedeva,
E sentì il colpo, e con la massa che cadeva
Fu portato a capofitto negli abissi ondeggianti
Sotto, e inghiottì l’acqua salmastra e vi perì.

Omero, Odissea, Libro IV

Nestore e Diomede

Il venerabile Nestore giunse a casa sua senza disgrazie o incidenti. Terminò i suoi giorni in pace nel suo regno di Pilo, sebbene dovette piangere la perdita del suo valoroso figlio Antiloco, che Memnone aveva ucciso.

Il sacrificio di Nestore, John Flaxman , 1805
Il sacrificio di Nestore, John Flaxman, 1805

Diomede raggiunse anche lui il suo regno in Etolia, ma scoprì che in sua assenza della sua casa si era impossessato uno straniero. Fu questo un castigo inviatogli da Afrodite, che, come abbiamo visto, aveva ferito alla mano durante l’assedio di Troia.

“Folle com’ero, quando io, con braccia mortali,
Ardivo contro i poteri immortali combattere,
E inflissi ferite alla regina dell’amore».

Virgilio, Eneide, XI

Lasciando il suo regno e il suo paese, il guerriero vagò in altre terre. Alla fine si stabilì nell‘Italia meridionale, dove costruì una città, che chiamò Argirìpa (Arpi presso l’attuale Foggia), e sposò la figlia di Dauno, re del paese.

Il grande Diomede fece la cinta delle mura
della città, che chiamano Argiripa,
Dal suo nome Argo

Virgilio, Eneide, XI

Neottolemo

Neottolemo, o Pirro, figlio di Achille, tornò a Ftia, dove viveva e regnava ancora suo nonno Peleo. Prese con sé Andromaca ed Eleno, l’unico dei figli di Priamo sopravvissuto dopo la distruzione di TroiaPirro, morì pochi anni dopo il suo ritorno, e Andromaca divenne moglie di Eleno. Il principe troiano ottenne presto l’amicizia di Peleo, che gli diede un regno in Epiro su cui governare, e qui lui e Andromaca trascorsero il resto della loro vita insieme.

Odisseo
Odisseo

Odisseo

Ma nessuno di tutti i capi guerrieri della Grecia che combatterono a Troia incontrò tanti pericoli nel tornare nella sua terra natale come il famoso Odisseo. Trascorsero dieci anni dalla fine della grande guerra prima che egli potesse raggiungesse la sua casa di Itaca

Lì fu accolto dalla sua devota moglie, Penelope, e dal suo affettuoso figlio, Telemaco, che aveva trascorso tutti quegli anni in un amorevole ricordo di lui e nell’ansiosa speranza della sua venuta. 

Le sue meravigliose avventure durante i suoi numerosi vagabondaggi, sono descritte nell’Odissea di Omero.

(Libera riduzione e traduzione da Michael Clarke, The Story of Troy, 1897)

 

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